LA LEGGENDA DEL BASILICO E LA PAZZIA DEL DIAVOLO
Questa è una curiosa leggenda siciliana intrisa di tradimenti, vendette e di pene d’amore ♥️ ….
Che nesso ci può essere tra il basilico e le teste di Moro che, a Palermo, sono vasi in ceramica, emblema della regione.
La leggenda vuole che attorno all’anno mille, durante la dominazione dei Mori, nel popolare quartiere di AL KHALISA, adesso KALSA, vivesse, chiusa in casa per la gelosia del padre, una bellissima fanciulla.
L’unico suo svago era la cura quotidiana delle piante poste nel balcone, dove passava molte ore del pomeriggio.
Un giovane e bellissimo soldato Moro era solito passare da quella strada e nel vedere la fanciulla, se ne invaghì perdutamente.Tra i due nacque un grande amore nonostante il bel Moro le avesse taciuto di essere sposato, padre e che presto sarebbe dovuto rientrare in patria.
Scoperta la verità, la fanciulla, dopo una notte passione, lo fece addormentare per decapitarlo. La testa, poi, fu imbalsamata e tramutata in vaso per contenere una pianta di basilico.
Pianta che, la giovane, curvava e irrorava personalmente con le sue lacrime d’amore, tanto da farla crescere forte e rigogliosa. Questo provocò l’invidia di tutto il vicinato che immediatamente si fece confezionare dagli artigiani più bravi, vasi raffiguranti la testa del Moro.
Attenzione a tradire una ragazza siciliana, ce rischio di finire su un balcone a prendere il sole…..
Oggi …
Questi vasi, ora simbolo della Sicilia, sono prodotti e venduti “in” coppia …ovviamente senza basilico. La leggenda sta a simboleggiare la pazzia suscitata dal diavolo.
Ecco perché può essere pericoloso regalare una pianta di basilico a una fanciulla sicula. Specie se gelosa. Riflettendo: se questa leggenda prendesse corpo nel nostro tempo, avremmo balconi adornati da bellissime teste di Moro…
Di bellissima fattura, questi vasi, piccoli o grandi, sono lavorati da straordinari artigiani che per millenni hanno “trattato” sapientemente la terracotta.
Giuseppe Moscatelli
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Le Teste di Moro secondo Boccaccio
Hunt, William Holman — Lisabetta e il vaso di basilico – 1867
Una seconda versione della macabra leggenda delle teste di moro, è quella raccontata da Boccaccio nelle novelle del suo Decamerone. Il Boccaccio ambienta la storia direttamente a Messina, dove la protagonista principale è Lisabetta una ragazza nobile orfana che è gelosamente custodita dai suoi tre fratelli, arricchitisi ereditando le attività del padre defunto.
Lisabetta si innamora di Lorenzo, un ragazzo pisano che lavorava per la famiglia della ragazza. La storia d’amore va avanti in segreto fino a quando i tre fratelli la scoprono mentre esce per incontrare il suo amante e decidono così di mettere fine alla relazione per non infangare il buon nome della famiglia.
Con la scusa di un affare da condurre fuori città, i fratelli conducono Lorenzo nelle campagne messinesi e lo uccidono, nascondendo il suo corpo in una fossa poco profonda. Al loro ritorno a casa, dicono alla sorella che Lorenzo è semplicemente partito per affari.
Ma dopo una lunga assenza, Lisabetta inizia a preoccuparsi per la mancanza di sue notizie, soprattutto dopo una partenza improvvisa. Una notte, Lorenzo le appare in sogno dicendole che è stato ucciso dai suoi fratelli e descrivendo il luogo dove il suo corpo è sepolto.
Decisa a trovarlo, ottiene dai fratelli il permesso di fare una gita in campagna con la sua serva. Trovato il corpo di Lorenzo e non potendo dare al suo amante la sepoltura che merita, impazzita dal dolore gli taglia la testa per portarla a casa con sé. Giunta nella sua stanza, nasconde la testa in un vaso e ci pianta del basilico. La pianta fiorisce, innaffiata dalle lacrime di disperazione della giovane.
Vedendo lo strano comportamento di Lisabetta, i suoi fratelli scoprono la testa di Lorenzo e temendo che rappresenti una prova del loro crimine, se ne sbarazzano, abbandonano Messina e fuggono a Napoli lasciandosi dietro una sconvolta Isabella che alla fine muore di crepacuore.
Secondo molti, sarebbe stata proprio la versione di Boccaccio, ricalcante una più antica leggenda siciliana, a segnare le vere origini delle Teste di Moro, i due sfortunati amanti che oggi si rincontrano, seppur figurativamente, nelle soleggiate terrazze di tutta la Sicilia.
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