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DISCARICA ITALIA 2.0

ITALIA Rifiuti, un comparto al collasso perpetuo ?


La gestione dei rifiuti in Italia da diversi anni ha evidenziato tutte le sue mancanze e criticità, malgrado l'intenzione di rispettare obiettivi europei ambientali ambiziosi, un quadro normativo complicato e incerto sommato ad un generalizzato clima ostile dell’opinione pubblica verso qualsiasi tipo di impianto di trattamento, compresi quelli di riciclo, più una certa confusione ed indecisione a livello politico sul cosa e come fare o non fare per affrontare e magari risolvere il problema non sembra promettere nulla di buono per il futuro considerando anche il fatto che entro due anni in Italia  le discariche saranno al colasso ed a meno di un allargamento delle stesse o di una loro creazione ex-novo il comparto come minmo collasserà 



nel dettaglio prendendo in considerazione solo  quest'utimo dettaglio secondo il rapporto Per una strategia nazionale dei rifiuti  presentato da Fise Assoambiente Escludendo eventuali ulteriori nuove autorizzazioni o ampliamenti, l’autonomia dell’attuale sistema di smaltimento in discarica è di circa due anni per il Nord Italia e meno di un anno per il Centro, mentre il Sud già evidenzia situazioni critiche».
Considerando che lo smaltimento in discarica dovrebbe rappresentare solo l’ultima ( ma necessaria ) opzione , in assenza di una strategia nazionale di settore tenendo conto delle reali esigenze del territorio non si vede soluzione che non sia quella  di atture piani necessari ad affronatare e risolvere tale annoso problema quanto prima senza perdere tempo in beghe burocratiche /politiche e di parte
fig sopra - Italia mappa discariche autorizzate 

LE CIFRE 

in Italia si producono ogni anno circa 135 milioni di tonnellate di rifiuti speciali e circa 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, per i quali, da sempre, mancano gli impianti necessari a gestirli, valorizzarli,  smaltirli a norma di legge
la maggioranza degli impianti è a nord, segue il centro e infine parecchio deficitario il sud
questa situazione mal affronatata a livello statale e territoriale accuisce le criticità del problema portando a galla sempre più casi emergenziali di cui la cronaca ci informa ormai da tempo.
per ovviare a tale criticità ogni anno esportiamo  all’estero circa 3,1 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, di cui 1 milione di rifiuti pericolosi e circa 0,4 milioni di tonnellate di rifiuti urbani


anche all'interno dei confini nazionali il “vagabondare dei rifiuti” ha raggiunto dimensioni enormi: sono 1,2 miliardi i km percorsi dalla nostra spazzatura in cerca di impianti, il che equivale a percorrere circa 175.000 volte l’intera rete autostradale italiana,non è questa l’economia “circolare” che prevedono le ultime direttive Ue.
 gli obiettivi Ue per i rifiuti urbani puntano per il 2035 al 65% di riciclo e al 10% di discarica, con dunque un 25% di rifiuti che dovrà essere avviato a valorizzazione energetica. Gli ultimi dati Ispra disponibili mostrano come tutto questo sia ancora lontano: nel 2017 in Italia il 47% dei rifiuti urbani è stato avviato a recupero di materia, il 18% a termovalorizzazione e il 23% in discarica.

Per raggiungere davvero gli obiettivi Ue servono impianti (di riciclo, recupero e smaltimento), non slogan. Assoambiente quantifica questa necessità in oltre 20 impianti per le principali filiere del riciclo (per quanto riguarda la selezione e valorizzazione di vetro, plastica, legno, metalli, Raee, carta e cartone), 22 impianti di digestione anaerobica per il riciclo della frazione umida, 24 impianti di termovalorizzazione, 53 impianti di discarica per gestire i flussi dei rifiuti urbani e speciali. Il tutto da realizzarsi in 16 anni, orizzonte 2035.


«Il nostro Paese – commenta il presidente di Fise Assoambiente, Chicco Testa – necessita di una Strategia nazionale di gestione dei rifiuti che, al pari di quella energetica, fornisca una visione nel medio-lungo periodo (almeno ventennale) migliorando le attuali performance. Fare economia circolare significa disporre degli impianti di gestione dei rifiuti con capacità e dimensioni adeguate alla domanda. In Italia servono impianti di recupero (di materia e di energia) capaci non solo di sostenere il flusso crescente in particolare delle raccolte differenziate di rifiuti, ma anche di sopportare fasi di crisi dei mercati esteri; servono anche impianti di smaltimento finale (discariche), capaci di gestire i rifiuti residuali quali gli scarti generati dal processo di riciclo e quelli che non possono essere avviati a recupero o a trattamenti. Un investimento complessivo che richiederà 10 miliardi di euro».

Ne vale la pena? Per rispondere, oltre agli evidenti vantaggi ambientali che comporta una gestione dei rifiuti fatta tramite impianti controllati e autorizzati ad operare anziché attraverso discariche abusive e mercato illegale, può essere utile ricordare che nel nostro Paese risultano presenti circa 7.200 impianti di riciclo che occupano circa 135.000 addetti. Complessivamente il settore della gestione dei rifiuti italiano vale circa 28 miliardi di euro – 11,2 miliardi di euro per i rifiuti urbani (dato Ispra), 16,9 miliardi per i rifiuti speciali (stima) – e migliorarlo è la via obbligata per permettere all’Italia di progredire sul fronte della sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

LINK UTILI
https://it.wikipedia.org/wiki/Gestione_dei_rifiuti
https://europa.today.it/ambiente/ambiente-multe-ue-italia.html
ilfattoquotidiano.it/2019/05/02/discariche-abusive-bonificate-altre-sette-litalia-risparmia-24-milioni-allanno-di-sanzioni-ue-su-200-siti-ne-restano-44/5149370/
https://www.legambiente.it/ecoforum-la-gestione-dei-rifiuti-in-italia/ e altri 100.000

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