Passa ai contenuti principali

Dante e l'Italia

Con l’approvazione della legge n. 4671 emanata dal Regno di Sardegna il 17 marzo 1861, Vittorio Emanuele II proclamava ufficialmente la nascita del Regno d'Italia, assumendone il titolo di Re per sé e per i suoi successori.
I personaggi che hanno maggiormente contribuito alla nascita dell’Italia sono ben noti, Vittorio Emanuele II, Giuseppe Garibaldi, Camillo Benson conte di Cavour e Giuseppe Mazzini, ma nella mia pittoscultura campeggia al centro il sommo poeta Dante Alighieri, vissuto circa 600 anni prima di tali grandi personaggi. Per fortuna, a chiarire un'eventuale interrogativo, soccorre il titolo dell’opera: “In principio era il verbo e poi fu Italia” che indirizza subito il nostro intelletto a comprendere bene questa opera che oso immodestamente definire monumentale.
“In principio era il verbo” è come dire che in principio è la comune lingua che unisce i popoli e Dante, contrariamente ai suoi contemporanei che scrivevano in lingua Latina, sappiamo che è stato colui che per primo ha iniziato a dar vita a una lingua che con le sue innovazioni, sperimentazioni e termini presi dal latino e dal volgare, diventerà nel corso dei secoli la lingua italiana.
Oggi, dopo settecento anni dalla morte del nostro Sommo, possiamo ben dire che la sua lingua è stata “possente” e del resto lui stesso lo aveva chiesto “al creatore dell'universo” nella sua ultima visione:
“fa la lingua mia tanto possente,
ch'una favilla sol della tua gloria,
possa lasciare alla futura gente”.
Noi tutti siamo la sua “futura gente” e quella favilla ancora arde in noi … grazie Dante! Noi fiorentini, pur avendoti dato i natali, quando eri in vita, ti abbiamo mal trattato, ma come saprai, tutti si sono pentiti, arrivando anche a voler esporre, tra i grandi, una tomba vuota, pur di avere a Firenze una “favilla” della tua grandezza.


Commenti

Post popolari in questo blog

la macchina non parte causa tilt dell'immobilizer o trasponder ? provate queste 3 piccole soluzioni?

!!! aggiornamento dell'ultim'ora  !!!!! prima di ( ma anche dopo )  leggere quanto segue provate a fare una cosa che potrebbe servire ad evitare ogni altro intervento staccate i cavi del motorino d'avviamento e dategli una scartavetrata o altro in modo di rimuovere eventuali " ossidature dei contatti" quindi ricollegate il tutto provate ad avviare l'auto a volte è  proprio questo contatto malfunzionante causa della non accensione ....  altre occorre ripulire l'elettrocalamita ma già qui è richiesta maggior conoscenza e manualità " sotto la foto di un motorino d'avviamento tipo iniziamo con lo scrivere che cos’è l’immobilizer L'immobilizer o trasponder è un sistema di antifurto ormai di serie in tutte le nuove vetture che previene che il motore venga avviato senza che sia presente la chiave corretta ed evitando anche che l’auto venga avviata semplicemente “collegando i fili”.  L’immobilizer può essere disattivato solo da u

una poesia ogni quanto mi pare

  Tienimi l’ultimo posto, Dio. Quello che non dà troppo nell’occhio, in fondo alla tavola, più vicino ai camerieri che ai festeggiati. Perché non so stare con le persone importanti. Non so vincere. Non sono capace a far festa come gli altri. Tienimi l’ultimo posto, Dio. Quello che nessuno chiede. Giù, in fondo al bus sgangherato che trasporta i pendolari della misericordia ogni giorno dal peccato al perdono. Tienimi l’ultimo posto, Dio. Quello in fondo alla fila. Aspetterò il mio turno e non protesterò se qualche prepotente mi passerà davanti. Tienimi l’ultimo posto, Dio. Per me sarà perfetto perché sarai tu a sceglierlo. Sarò a mio agio. e non dovrò vergognarmi di tutti i miei errori. Sarà il mio posto. Sarà il posto di quelli come me. Di quelli che arrivano ultimi, e quasi sempre in ritardo, ma arrivano cascasse il mondo. Tienimi quel posto, Dio mio. Eric Pearlman Eric Pearlman nasce a Budapest il 22 aprile 1955 da padre tedesco e madre italiana. A causa della repressione sovietica

LA FANTOMATICA l'ultima lettera di SAN FRANCESCO a Santa Chiara

Quando Francesco morì, Frate Rufino  che restò con il Santo fino all’ultimo, consegnò a s. Chiara,  la sua bisaccia.  Quando Chiara l’aprì, all’interno c’era la sua ciotola di legno, il suo cucchiaio, alcuni semi, una penna, un piccolo vaso d’inchiostro, e poi una pergamena più volte ripiegata, tutta accartocciata.  Con le mani che le tremavano Chiara dispiegò la pergamena e decifrò le goffe lettere che Francesco aveva faticosamente vergato negli ultimi istanti della sua vita… e non potè mai più dimenticarne il contenuto! “ eccolo .. All’anima che sa leggere nella mia, e che ne comprende le gioie e i dolori, voglio confidare queste parole: all’alba della mia dipartita, al crepuscolo del sentiero che ho scelto, posso finalmente affermare, completamente in pace, che la nostra ferita, in questo mondo, non sta nè nella ricchezza nè nella povertà, ma nella nostra dipendenza da uno di questi due strati, nel fatto di immaginare che l’uno o l’altro possano offrirci gioia e li