Passa ai contenuti principali

qui TERRA - Luglio 2020- c'è caffè e caffè

Il caffè più costoso al mondo si chiama "Black Ivory" e costa solo  oltre 80 dollari a tazza


è un caffè particolare ottenuto in maniera particolare e lavorato sempre in maniera particolare, per ottenerne un chilogrammo occorrono circa 33 chili di chicchi di caffè "lavorati " come tra un po leggerete

chi lo produce lo descrive come  profumato con note di cacao, spezie varie , sentori di tabacco e cuoio, un  retrogusto che ricorda lontanamente la ciliegia sciroppata ma parecchio di lontano e sopratutto se non l'hai mai mangiata, non amaro, molto delicato, molto  simile al tè nella sua complessità. 

Il segreto per ottenere un tale traguardo partendo dalla bacca del caffè è un qualcosa che a sentirlo uno on ci si crede che una tale lavorazione porti ad un tale risultato, infatti questo caffè è ottenuto  aTTRAVERSO VARI PASSAGGI lavorativi non tanto ortodossi CHE POI SONO:



Le drupe di varietà Thai Arabica, provenienti da coltivazioni a 1500 metri d’altitudine ma anche qualche cosina di più o di meno , sono portate con ogni mezzo di locomozione a Ban Taklang che a leggerlo così sembrerebbe una cosa facile ma provate voi a portarcele magari in bici e con le ruote mezze sgonfie o a piedi senza scarpe o con un camion che ha più anni di matusalemme che per miracolo non scoppia da un momento all'altro...  intanto c'è da saper la strada che cartelli indicatori ce n'è uno ogni 400,750  km che se sbagli strada tocca tornare indietro ed ogni volta è una settimana di viaggio in più e poi c'è d'avè culo che un piova o che non scoppi qualche bega tra tribù locali che poi per passare ci metti un botto che ha voglia a grattarti le palle nell'attesa e devi aver pazienza ma di molta però che sennennò te le scortichi ( le palle s'intende )   , comunque sia si porta 'sto caffè a  Ban Taklang dove ogni famiglia di custodi di elefanti le mescola nel cibo degli animali; (riso, banana e tamarindo ma anche roba raccattata in qua e in nà  in combinazioni diverse in base ai gusti che gli elefanti mostrano di avere).
sti poveri animali inconsapevoli del tutto mangiano ognicò e di lì inizia l'attesa 
La digestione del tutto dura da 12 a 72 ore, a volte anche di più , in tutti i casi se supera la 96 ore si attacca coi clisteri o le purghe digestive


una volta che i pachidermi han cagato i custodi partono al recupero dei chicchi ( è si perchè dovete sapere che gli Elefanti le ricagano per intero proprio come le hanno ingoiate ) eseguendo una raccolta a mano tra gli escrementi , la ricerca viene eseguita in maniera minuziosa e a mani nude , scandagliando la merda dell'elefante in ogni suo dove al fine di non farsi sfuggire nemmeno uno dei costosi chicchi di caffè cagato a forza dall'elefante di turno poi Questi vengono portati nella scuola locale
Dove gli studenti delle superiori sono pagati per lavarli, rastrellarli e farli asciugare al sole. Una volta essiccati (ci sono voluti anni di ricerca per trovare la giusta percentuale di umidità anche perchè ogni volta si smarrivano i dati e si doveva riniziare da capo tanto che alla fine s'è deciso di fare a pari o dispari ogni volta che necessitava una decisione ), c’è una doppia selezione.
Un macchinario frutto della tecnologia moderna ma però dell'altro secolo ancora li seleziona per densità. Poi gli addetti scartano manualmente quelli che presentano difetti o sono troppo piccoli. ( questo almeno è quello che dicono ma c'è chi dice che tritano tutto aggiungendo anche qualcosa per aumentare il peso finale ) Solo i più grandi vengono scelti, per garantire una tostatura uniforme. ( comunque nel caso che i chicchi bruciassero verrebbe fatta una severa lavata di capo ai responsabili dopodiche il " carbonizzato lavato più volte verrebbe rilavorato aggiungendo verso la fase finale un saporitore al "Black Ivory" da pochi soldi che, va detto , detto peer inciso, in realtà come sapore  non ricorda neanche lontanamente il caffè di cui porta il nome ma che basandosi sul fatto che ben pochi sappiano che sapore abbia l'originale si spaccia per lui sapendo già in origine che molto probabilmente nessuno scoprirà l'inghippo, 
per poi essere venduto ai Napoletani che attraverso i Marocchini lo immetterebbero nel mercato tramite i Pakistani che passandolo nei negozi Cinesi con l'offerta 3x2 lo venderebbero senza problemi)


quello che avviene nello stomaco degli elefanti tailandesi del villaggio rurale di Ban Taklang, nel Surin. è ciò che da sapore al caffè  "Black Ivory" un caffè che alla fin, visto i presupposti,non fa cagare e non sa neanche di merda anche se dal processo all'origine delle ciotte di sterco  trae il suo particolare sapore è un buon caffè adatto a palati esigenti me anche no l'importante è che le persone che lo vogliano degustare abbiano i soldi per pagarlo ,. no perchè sai com'è , trattandosi di un caffè un Italiano medio, inconsapevole  si aspetterebbe di pagarlo un euro un euro e 50 e non certamente 80 euro e più |! la tazzina s'intende è!!  e la tazzina la dovete restituire sia ben chiaro!!, di buono c'è che fino a 2 cucchiaino di zucchero son compresi nel prezzo

altro potremo scrivere ma perchè farlo ? ....

Commenti

Post popolari in questo blog

la macchina non parte causa tilt dell'immobilizer o trasponder ? provate queste 3 piccole soluzioni?

!!! aggiornamento dell'ultim'ora  !!!!! prima di ( ma anche dopo )  leggere quanto segue provate a fare una cosa che potrebbe servire ad evitare ogni altro intervento staccate i cavi del motorino d'avviamento e dategli una scartavetrata o altro in modo di rimuovere eventuali " ossidature dei contatti" quindi ricollegate il tutto provate ad avviare l'auto a volte è  proprio questo contatto malfunzionante causa della non accensione ....  altre occorre ripulire l'elettrocalamita ma già qui è richiesta maggior conoscenza e manualità " sotto la foto di un motorino d'avviamento tipo iniziamo con lo scrivere che cos’è l’immobilizer L'immobilizer o trasponder è un sistema di antifurto ormai di serie in tutte le nuove vetture che previene che il motore venga avviato senza che sia presente la chiave corretta ed evitando anche che l’auto venga avviata semplicemente “collegando i fili”.  L’immobilizer può essere disattivato solo da u

una poesia ogni quanto mi pare

  Tienimi l’ultimo posto, Dio. Quello che non dà troppo nell’occhio, in fondo alla tavola, più vicino ai camerieri che ai festeggiati. Perché non so stare con le persone importanti. Non so vincere. Non sono capace a far festa come gli altri. Tienimi l’ultimo posto, Dio. Quello che nessuno chiede. Giù, in fondo al bus sgangherato che trasporta i pendolari della misericordia ogni giorno dal peccato al perdono. Tienimi l’ultimo posto, Dio. Quello in fondo alla fila. Aspetterò il mio turno e non protesterò se qualche prepotente mi passerà davanti. Tienimi l’ultimo posto, Dio. Per me sarà perfetto perché sarai tu a sceglierlo. Sarò a mio agio. e non dovrò vergognarmi di tutti i miei errori. Sarà il mio posto. Sarà il posto di quelli come me. Di quelli che arrivano ultimi, e quasi sempre in ritardo, ma arrivano cascasse il mondo. Tienimi quel posto, Dio mio. Eric Pearlman Eric Pearlman nasce a Budapest il 22 aprile 1955 da padre tedesco e madre italiana. A causa della repressione sovietica

LA FANTOMATICA l'ultima lettera di SAN FRANCESCO a Santa Chiara

Quando Francesco morì, Frate Rufino  che restò con il Santo fino all’ultimo, consegnò a s. Chiara,  la sua bisaccia.  Quando Chiara l’aprì, all’interno c’era la sua ciotola di legno, il suo cucchiaio, alcuni semi, una penna, un piccolo vaso d’inchiostro, e poi una pergamena più volte ripiegata, tutta accartocciata.  Con le mani che le tremavano Chiara dispiegò la pergamena e decifrò le goffe lettere che Francesco aveva faticosamente vergato negli ultimi istanti della sua vita… e non potè mai più dimenticarne il contenuto! “ eccolo .. All’anima che sa leggere nella mia, e che ne comprende le gioie e i dolori, voglio confidare queste parole: all’alba della mia dipartita, al crepuscolo del sentiero che ho scelto, posso finalmente affermare, completamente in pace, che la nostra ferita, in questo mondo, non sta nè nella ricchezza nè nella povertà, ma nella nostra dipendenza da uno di questi due strati, nel fatto di immaginare che l’uno o l’altro possano offrirci gioia e li