Terminata la seconda guerra mondiale, domenica 2 e lunedì 3 giugno 1946, gli italiani furono chiamati al voto per determinare la forma di stato da dare alla Nazione e per eleggere i componenti dell’Assemblea Costituente alla quale sarebbe spettato il compito di redigere la nuova Carta Costituzionale. Per la prima volta votarono anche le donne che risultarono essere circa 13 milioni, contro i 12 milioni di uomini, pari complessivamente all'89,08% degli allora aventi diritto alla consultazione. I voti validi furono 23.437.143, di questi 12.718.641 (pari al 54,27%) si espressero a favore della Repubblica, 10.718.502 (pari al 45,73%) a favore della Monarchia. Non mancarono le tensioni e i disordini nelle principali città.
Re Umberto II il 13 giugno, prima di imbarcarsi volontariamente alle 16,30 su un aereo diretto in Portogallo, denunciò come “rivoluzionario” il gesto del Consiglio dei Ministri che lo stesso giorno aveva stabilito nella persona del presidente Alcide De Gasperi il “facente funzioni” di Capo dello Stato dopo la comunicazione provvisoria dei dati referendari da parte della Corte di Cassazione. Fu così che l’Italia tra le 0,15 e le 16,30 del 13 giugno 1946 ebbe due capi di Stato: Re Umberto che lo era ancora di diritto e il presidente De Gasperi che ebbe le funzioni di capo provvisorio di una repubblica non ancora proclamata a norma di legge.
Lo sarebbe stata dal 18 giugno quando la Corte, dopo le valutazioni di tutti i ricorsi presentati, comunicò ufficialmente i dati definitivi: era nata la Repubblica Italiana. Per la composizione dell’Assemblea costituente il risultato elettorale vide l’affermazione dei tre grandi partiti di massa: la Democrazia cristiana conquistava la maggioranza relativa dell’Assemblea (35,21 %), mentre il Partito socialista e il Partito comunista raggiungevano insieme il 39,61 %. I tre maggiori partiti ottenevano complessivamente circa il 75% dei suffragi.
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