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Giovedì grasso 2022

 


🖍️🎭📰  si celebra quest’oggi, giovedì 24 febbraio e in molti si stanno domandando quale sia il reale significato che accompagna il primo di sei giorni di festeggiamenti del Carnevale. 

Il Giovedì grasso non è caratterizzato da una data fissa, dal momento che varia in base alla Pasqua cristiana, connessa al plenilunio di primavera.

L'etimologia del vocabolo “carnevale” deriva dall’espressione latina “carnem levare”, ovvero “eliminare la carne”, in riferimento al periodo di digiuno della Quaresima.

Ecco dunque che Giovedì grasso si chiama così in riferimento ai bagordi e ai pasti luculliani che si dovrebbero eliminare prima che si palesi il mercoledì delle Ceneri (quest’anno sarà il 2 marzo, ndr). 

Anche se, a onor del vero, non in tutta Italia la giornata odierna apre le danze carnascialesche. Nell’arcidiocesi di Milano, infatti, la Quaresima prende il via la domenica successiva al mercoledì delle Ceneri, in quanto si segue il rito ambrosiano, con conseguenze inevitabili sul Carnevale milanese, che inizia e termina in ritardo rispetto al resto della Penisola.

Questo 24 febbraio coincide dunque con il Giovedì grasso 2022, anche se in Toscana la ricorrenza assume un nome differente. Come si chiama? 

La risposta è più complicata di quanto si possa pensare, chiaramente se non si hanno origini locali: “Berlingaccio”. 

Da dove deriva questo nome?

 Secondo la tradizione, la sua genesi va ricercata nell’unione del tedesco “bretling”, che significa tavola, alla forma latina composta da “per” più “ligere”. Traduzione? “Leccare insistentemente”, nel senso di “mangiare con piacere”. Si dice anche che da questa unione derivi il verbo “berlingare”, usato in abbondanza dai poeti cinquecenteschi e che coincideva anche con una maschera carnevalesca di quel periodo.

Piatto tipico del Giovedì grasso, anzi, del Berlingaccio toscano è il “berlingozzo“, un dolce a forma di ciambella fatto con gli stessi ingredienti dei celebri brigidini. Esiste financo un proverbio dedicato a questo giorno speciale, un modo di dire naturalmente toscano: “Per Berlingaccio, chi non ha ciccia mangi il gattaccio!”, per dire che in tale giornata occorre gozzovigliare a più non posso.


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