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la KABALAH

 La CABALA




La Cabalà è l'insieme di quei codici e sistemi che, applicati alle Sacre Scritture, ci permettono di percepirne il significato segreto. Infatti, la Sacra Scrittura contiene in sè quattro livelli:

4) esoterico o segreto

3) filosofico e morale

2) simbolico

1) semplice o letterale

La Cabalà è l'entrata nel quarto e più alto livello. Con questo, la Cabalà non è una filosofia astratta e complicata, ma essa ci spiega il senso della vita umana, quale sia il suo traguardo e come raggiungerlo.

I versetti della Bibbia ebraica, le parole, le stesse lettere dell'Alfabeto, contengono molte informazioni simultanee, che operano a vari livelli. Quando vengono interpretati correttamente, gli insegnamenti della Bibbia non solo diventano compatibili con la mentalità moderna, ma correggono il razionalismo della nostra società scientifica e tecnologica.

La Cabalà possiede delle chiavi capaci di unificare i diversi modi coi quali scienza e religione interpretano la creazione e la vita. Alla scienza la Cabalà insegna l’umiltà, il rispetto del mistero; insegna l'importanza della crescita di tutto l'essere umano e non soltanto della ragione logica, o dell’appagamento dei bisogni fisici. Le cognizioni umane sono i frutti dell'albero della conoscenza del bene e del male. Ogni loro vantaggio è sempre accompagnato da pericolose contropartite negative. La Cabalà invece vuole ricondurci all'Albero della Vita, tramite l'unione di tutte le facoltà umane. Queste facoltà possono venire riassunte, dal basso all'alto, in cinque gruppi principali:

a) la capacità di operare con efficacia nel piano socio-economico;

b) la sensibilità emotiva dell'uomo, i moti del cuore e i suoi sentimenti;

c) l'intelligenza razionale, logica, riflessiva, e discorsiva;

d) la consapevolezza superiore, libera dai legami causa-effetto; la comprensione del simbolo, del paradosso, l'intuizione, la sapienza;

e) la spinta alla trascendenza, il senso del mistero, la fede nella bontà intrinseca del Creatore e della creazione.

L'insieme armonico di queste facoltà è l'Albero della Vita. Uno dei soggetti più importanti della Cabalà è come trovarle in ciascuno di noi, come attivarle e svilupparle.



A parte la scienza, la Cabalà può insegnare molto anche alla religione tradizionale, specie nel conquistare l'apertura e l'elasticità mentale, indispensabili nel mondo d'oggi. La Cabalà è in grado di rivelare le affascinanti profondità degli insegnamenti spirituali, risvegliando interesse anche in coloro che vivono soprattutto nel piano materiale. Infine, la Cabalà spiega il perchè delle regole morali basilari, fa capire il loro senso universale e la loro utilità per l'essere umano. Tali regole cessano così di sembrare esercizi di volontà, o usanze ormai sorpassate.


Fino a qualche decennio fa, la conoscenza della Cabalà era posseduta da pochi maestri illuminati. Recentemente essi hanno dato il permesso di diffondere questi insegnamenti nel mondo, che ne ha sempre più bisogno.


Pur basandosi sulla Bibbia ebraica, la Cabalà è utile e importante anche per coloro che appartengono ad altre dottrine religiose e cammini spirituali. Infatti, la cultura occidentale è stata profondamente influenzata dall'esperienza ebraica. Gli archetipi biblici sono presenti nel profondo di ogni popolo moderno.


Tali radici però non hanno ancora potuto offrire il loro contributo maggiore: la scoperta di come l'essere umano, grazie alla sua immagine e somiglianza con Dio, possa portare la storia verso la pace mondiale, verso l'era messianica. Lo studio della Cabalà aiuta l'attivazione di tali archetipi biblici, la scoperta che i racconti della Scrittura sono modelli di vita validi e attuali.


Le dieci SEFIROT


IL CONCETTO DI SEFIRÀ


Cercheremo di capire meglio di cosa si parli quando si nomina la parola Sefirà. Si tratta di uno dei concetti più importanti della Cabalà, tra i più popolari e noti a quanti s’interessano a tale disciplina così complessa e misteriosa.

Contrariamente a ciò che potrebbe far pensare la somiglianza fonetica, "Sefirà" non significa "sfera". Un esame della radice ebraica ci aiuterà a far luce sul significato di tale parola. Sefirà proviene dalla radice Safar, che ha tre significati principali:

"Numero" (mispar). Si pensi all’italiano "cifra". Le Sefirot possono venire capite come le qualità possedute dai primi dieci numeri interi. Lo studio della Cabalà comporta quindi la chiarificazione dei concetti della numerologia, o anche la loro ridefinizione. Ad esempio, la comprensione del valore spirituale del numero Uno permette di derivare informazioni applicabili alla Sefirà Keter (Corona), la prima dall'alto. La comprensione del numero Due ci permette di fare l'analoga cosa con la Sefirà di Chokhmà, ecc. Il processo vale anche in senso inverso, e il valore numerologico delle unità da uno a dieci può venire derivato dalle qualità delle Sefirot corrispondenti.



"Libro" o "Racconto" (sefer o sippur). Le Sefirot sono come dei libri, che contengono racconti, descrizioni, simboli, miti, personaggi, avvenimenti storici, tradizioni. Tutto il contenuto della Bibbia può venire letto secondo il paradigma delle Sefirot: ad esempio, i primi sei giorni della Genesi sono le sei Sefirot da Chesed a Yesod; i Patriarchi sono personificazioni dell'energia contenuta nelle Sefirot (Abramo è Chesed, Isacco è Ghevurà, Giacobbe è Tiferet), ecc.


"Luce" o "Pietra preziosa" (zaffiro, sapir). Qui le Sefirot sono dei centri d’irradiamento di un'energia superiore, puro riflesso della coscienza Divina. Esse sono dei fari-guida lungo il cammino di crescita morale e spirituale, sono delle pietre preziose che arricchiscono enormemente la natura di colui che le scopre, e sa assorbire e mettere in pratica i loro insegnamenti.


Questi tre significati equivalgono anche a tre livelli di qualità nei quali le Sefirot operano. Il più basso è A), in cui esse agiscono come numeri. Qui le Sefirot sono le unità fondamentali delle leggi fisiche e matematiche, su cui poggia la creazione. Si tratta dell'energia contenuta nei numeri, la loro identità segreta, la loro vibrazione. Sotto tale veste, le Sefirot si rispecchiano nelle costanti cosmologiche, quei numeri particolari che caratterizzano il comportamento dei più importanti fenomeni naturali (come la velocità della luce, o la costante di Plank, o la costante di struttura fine, quella della gravitazione, ecc.) Tuttavia qui esse sono astratte e impersonali, spesso non distinguibili dalle forme che le rivestono.


Il livello B (Sefirà come "libro" o "racconto") è già più ricco di concretizzazioni, d’esempi pratici, morali e psicologici, molto più attivi sul piano umano. Qui si situa anche l'interpretazione tradizionale delle Sefirot, come fasi dell'emanazione divina, come pure quella offerta dal Chasidismo, che le spiega quali potenze dell'anima (la capacità di conoscere, d’amare, di aver fiducia, di temere, di operare, ecc).

Infine, al piano C (Luci) le Sefirot si dispongono in modo organico, formando i Partzufim o "Personificazioni". Qui le Sefirot sono armoniosamente connesse le une con le altre, ed operano sempre in formazioni composte da almeno trenta unità. Ciò significa che ogni Partzuf è un'entità composta da tre "Alberi della Vita" completi, rappresentanti il capo, il tronco e gli arti inferiori del Partzuf. Negli altri piani succedeva invece che le Sefirot operassero in modo separato l'una dall'altra, con la possibilità che si creassero problemi di comunicazione o di collaborazione. A questo terzo livello le Sefirot sono centri di luce dai quali irradia costantemente il flusso benefico che guida la creazione intera verso il suo compimento finale, verso la pace e la beatitudine cosmica.

BREVE DESCRIZIONE DELLE DIECI SEFIROT

Keter = Corona.

Simile ad una corona, che è posta al di sopra del capo e lo circonda, Keter si trova al di sopra di tutte le altre Sefirot. Così come la corona non fa parte del capo ma è cosa distinta, Keter è fondamentalmente diversa dalle altre Sefirot. Essa è il trascendente, l'ineffabile, l'origine di tutte le luci che riempiono le altre Sefirot. Nel corpo umano essa non ha una corrispondenza specifica, in quanto lo avvolge tutto, ma a volte la si associa con la scatola cranica. Secondo la Cabalà, Keter contiene una struttura tripartita, che nell'anima corrisponde alle tre esperienze di Fede, Beatitudine, Volere. Quello della struttura tripartita di Keter è uno dei segreti più importanti di tutta la Cabalà. Keter è la radice dell’Albero, che quindi è capovolto, dato che possiede le radici in alto e i rami in basso.

Chokhmà = Sapienza

È il lampo dell'intuizione che illumina l'intelletto, è il punto in cui il super-conscio tocca il cosciente. È il seme dell'idea, il pensiero interiore, i cui dettagli non sono ancora differenziati. È la capacità di sopportare il paradosso, di pensare non in modo lineare ma simultaneo. Si tratta di uno stato raggiungibile solo a tratti, e comunque richiede una grande maturità ed esperienza. È lo stato del "non giudizio", in quanto con la sapienza si percepisce come la verità abbia sempre aspetti. Nel corpo umano corrisponde all'emisfero cerebrale destro. Nel servizio dell'anima corrisponde allo stato di Bitul = Nullificazione del sé. In altri termini, è possibile raggiungere la sapienza solo tramite l’annullamento dell’ego separato e separatore.

Binà = Intelligenza.

È il prendere forma dell'idea o del concetto concepito da Chokhmà. Si tratta della sede del pensiero logico, razionale, matematico, sia nella sua forma astratta e speculativa che in quella concreta e applicata. È quella forma di pensiero che si appoggia alle parole, è può venire scambiato e condiviso tramite il linguaggio. Binà è la capacità di integrare nella propria personalità concetti e idee diverse, assimilandole e ponendole in comunicazione. Se Binà funziona a dovere, il pensiero diventa in grado di influenzare positivamente le proprie emozioni, in virtù delle verità comprese e integrate nella propria personalità. Nel corpo umano Binà corrisponde all'emisfero cerebrale sinistro. Ai suoi livelli più evoluti, Binà convoglia l'esperienza della Felicità, il trasformarsi delle giuste conoscenze intellettuali nella gioia di chi sente di avere trovato le risposte.

Da'at = Conoscenza unificante.

Poiché Keter è troppo elevata e sublime per venire conosciuta e contata, il suo posto viene preso da un'undicesima Sefirà, posta più in basso, tra il livello di Chokhmà - Binà e quello di Tiferet. Essa permette l'unificazione dei due modi di pensare tipici degli emisferi cerebrali destro e sinistro: intuizione e logica. Da'at è l'origine della capacità di unificare ogni coppia di opposti. Spiritualmente parlando, essa è la produttrice del seme umano che viene trasmesso durante il rapporto sessuale. Nel corpo umano corrisponde alla parte centrale del cervello e al cervelletto. Nel Chasidismo essa diventa la facoltà dello Yichud, Unione.

Chesed = Amore.

Si esprime tramite benevolenza e generosità, assolute e senza limiti. È l'amore che tutto perdona e giustifica. La creazione è motivata dal Chesed di Dio, che ne costituisce la base sulla quale poggia, come dice il verso: "Olam chesed ibanè" = "Il mondo viene costruito sull'amore". Si tratta della capacità di attrarre a sé, di perdonare, di nutrire i meritevoli come i non meritevoli. È attaccamento e devozione, è la mano destra, che vuole chiamare a sé, avvicinare gli altri.

Ghevurà = Forza.

Il fulgore di Chesed è troppo intenso per le creature finite e limitate, e se esse lo ricevessero in pieno ne sarebbero soffocate. Ghevurà si incarica di restringere, diminuire, controllare e indirizzare tale discesa di luce e abbondanza. È la mano sinistra, estesa per respingere, è ogni tipo di forza atta a porre limite e termine all'esistenza. Pur avendo delle connotazioni negative, senza Ghevurà l'amore non potrebbe realizzarsi, in quanto non troverebbe un recipiente atto a contenerlo. Inoltre, è quel calore eccitato e entusiasta che accompagna l'amore. Senza Ghevurà, l’Amore non sarebbe altro che un sentimento pio e meritevole, ma privo di dinamismo e forza attiva. Nell'anima illuminata Ghevurà si trasforma nella virtù del Timor di Dio.

Tiferet = Bellezza.

È la Sefirà che si incarica di armonizzare i due opposti modi operativi di Chesed e Ghevurà. Tiferet è costituita da tanti colori riuniti insieme, cioè dal coesistere di tante tonalità e caratteri diversi, integrati in un'unica personalità. Si rivela nelle complesse emozioni provate contemplando il bello e l’armonia estetica. Corrisponde all'esperienza della Compassione, che è amore misurato, capace di premiare e di lodare, ma anche di rimproverare e di punire pacatamente, se necessario, affinché il bene si imponga sul male con forza sempre maggiore. Nel corpo umano si trova al centro del cuore.

Netzach = Eternità o Vittoria.

È la capacità di estendere e realizzare l'amore di Chesed nel mondo, dandogli durata e stabilità, e vincendo gli ostacoli che si frappongono alle buone intenzioni. È costanza e decisione, è il saper vincere, cioè il non inebriarsi eccessivamente della vittoria. È il senso di Sicurezza che pervade chi sa di appoggiarsi sul luogo giusto. Nel corpo corrisponde alla gamba destra.

Hod = Splendore.

Si incarica di rendere concrete le emozioni provenienti da Ghevurà. È la capacità dinamica dell'individuo, applicata al mutare delle circostanze esterne. È la velocità di cambiamento, l'adattarsi a nuove esigenze. È il saper perdere, cioè il non abbattersi per le sconfitte, ma l'imparare da esse ciò che va cambiato. È il senso degli affari e del vivere in società. Corrisponde alla qualità della Semplicità, che nella Cabalà viene spiegata come la capacità di non preoccuparsi troppo del futuro. Nel corpo essa occupa la gamba sinistra.

Yesod = Fondamento.

È il luogo ove si concentrano tutte le emozioni, è la base segreta della propria personalità, le aspirazioni nascoste, gli ideali, le attrazioni emotive. Governa anche il riuscire a fondere insieme tutto ciò che si ha da dare, e l'indirizzarlo verso la persona giusta nel momento giusto. La sua locazione nel corpo fisico è nella zona degli organi sessuali; Yesod controlla dunque la vita sessuale, la cui giusta espressione è il fondamento su cui basare la personalità. È la qualità della Verità, intesa come tratto indispensabile per realizzare felicemente le relazioni umane.

Malkhut = Regno o Sovranità.

Pur essendo l'ultima Sefirà, essa ha un ruolo importantissimo. È la somma dei propri desideri, la percezione di ciò che ci manca. È la componente che motiva e indirizza l'operato di tutte le altre facoltà. In chi accumula abbastanza meriti, è il luogo ove la luce cambia direzione, passando dalla discesa alla salita. In chi non ha meriti, è il luogo ove si fa esperienza della caduta, della povertà e della morte. Al meglio, Malkhut è il femminile per eccellenza, la sposa desiderata, la Shekhinà, o la parte femminile di Dio. Nell'anima individuale è la qualità dell'Abbassamento, senza la quale ogni atto di governo e ogni espressione di potere sono fasulli, destinati prima o poi a crollare miseramente. Infatti, a livello fisico essa è la pianta dei piedi, o la terra stessa. Malkhut è l'origine di ogni recipiente, è il mondo fisico, il più vicino alle forze del male e quindi il più bisognoso di protezione, che le viene accordata grazie all'osservanza dei precetti e alla pratica delle buone azioni

L'ALBERO DELLA VITA



L'Albero della Vita costituisce la sintesi dei più noti e importanti insegnamenti della Cabalà. È un diagramma, astratto e simbolico, costituito da dieci entità, chiamate SEFIROT, disposte lungo tre pilastri verticali paralleli: tre a sinistra, tre a destra e quattro nel centro.

Il pilastro centrale si estende al di sopra e al di sotto degli altri due. Le Sefirot corrispondono ad importanti concetti metafisici, a veri e propri livelli all’Interno della Divinità. Inoltre, esse sono anche associate alle situazioni pratiche ed emotive attraversate da ognuno di noi, nella vita quotidiana. Le Sefirot sono dieci principi basilari, riconoscibili nella molteplicità disordinata e complessa della vita umana, capaci di unificarla e darle senso e pienezza. Osservando la figura, noterete che le dieci Sefirot sono collegate da ventidue canali, tre orizzontali, sette verticali e dodici diagonali. Ogni canale corrisponde ad una delle ventidue lettere dell’Alef Beit ebraico.


L'Albero della Vita è il programma secondo il quale si è svolta la creazione dei mondi; è il cammino di discesa lungo la quale le anime e le creature hanno raggiunto la loro forma attuale. Esso è anche il sentiero di risalita, attraverso cui l'intero creato può ritornare al traguardo cui tutto anela: l'unità del "grembo del Creatore", secondo una famosa espressione cabalistica. L"'Albero della Vita" è la "scala di Giacobbe" (vedi Genesi 28), la cui base è appoggiata sulla terra, e la cui cima tocca il cielo. Lungo di essa gli angeli, cioè le molteplici forme di consapevolezza che animano la creazione, salgono e scendono in continuazione. Lungo di essa sale e scende anche la consapevolezza degli esseri umani.

Tramite l’Albero della Vita ci arriva il nutrimento energetico presente nei campi di Luce divina che circondano la creazione. Tale nutrimento scorre e discende lungo la serie dei canali e delle Sefirot, assottigliandosi e suddividendosi, fino a raggiungere le creature, che ne hanno bisogno per sostenersi in vita. Lungo l'Albero della Vita salgono infine le preghiere e i pensieri di coloro che cercano Dio, e che desiderano esplorare reami sempre più vasti e perfetti dell'Essere.

I tre pilastri dell'Albero della Vita corrispondono alle tre vie che ogni essere umano ha davanti:

l’Amore (destra), la Forza (sinistra) e la Compassione (centro).

Solo la via mediana, chiamata anche "via regale", ha in sé la capacità di unificare gli opposti. Senza il pilastro centrale, l’Albero della Vita diventa quello della conoscenza del bene e del male. I pilastri a destra e a sinistra rappresentano inoltre le due polarità basilari di tutta la realtà: il maschile a destra e il femminile a sinistra, dai quali sgorgano tutte le altre coppie d’opposti presenti nella creazione.

L'insegnamento principale contenuto nella dottrina cabalistica dell'Albero della Vita è quello dell'integrazione delle componenti maschile e femminile, da effettuarsi sia all'interno della consapevolezza umana che nelle relazioni di coppia. Spiegano i cabalisti che il motivo principale per cui Adamo ed Eva si lasciarono ingannare dal serpente fu il fatto che il loro rapporto non era ancora perfetto. Il peccato d’Adamo consisté nell'aver voluto conoscere in profondità la dualità senza aver prima fatto esperienza sufficiente dello stato d’unità Divina, e senza aver portato tale unità all'interno della sua relazione con Eva. Il serpente s’insinuò nella frattura tra i due primi compagni della storia umana, e vi pose il suo veleno mortale.


Dopo il peccato, l'Albero della Vita fu nascosto, per impedire che Adamo, con il male che aveva ormai assorbito, avesse accesso al segreto della vita eterna e, così facendo, rendesse assoluto il principio del male. Adamo ha dovuto far esperienza della morte e della distruzione, poiché lui stesso aveva così scelto.

Tramite tali esperienze negative, il suo essere malato si sarebbe potuto liberare dal veleno del serpente, per ridiventare la creatura eterna che Dio aveva concepito. Analogamente, tutte le esperienze tragiche e dolorose, che purtroppo possono succedere durante la vita umana (Dio ci preservi da ciò), sono tuttavia occasioni preziose per rendersi conto della distanza frappostasi tra lo stato ideale, del quale conserviamo una memoria nel super-conscio, e lo stato attuale. Esiste però una via più facile, più piacevole, la quale, pur non eliminando completamente l'amaro della medicina, ci permette già da adesso di assaggiare la gioia e perfezione contenuta nell'Albero della Vita, in misura variabile secondo le capacità di ognuno. Essa consiste nello studio della sapienza esoterica: la Cabalà.

Dopo aver perso lo stato paradisiaco del Giardino dell'Eden, l'umanità non ha più accesso diretto all'Albero della Vita, che rimane l'unica vera risposta ai bisogni d’infinità, di gioia e d’eternità che ci portiamo dentro. Come dice la Bibbia, la via che conduce all'Albero è guardata da una coppia di Cherubini, due Angeli armati di una spada fiammeggiante. Ciò però non significa che la via sia del tutto inaccessibile. Secondo la tradizione orale, i due Cherubini possiedono l'uno un volto maschile e l'altro un volto femminile. Essi rappresentano le due polarità fondamentali dell'esistenza, così come si esprimono sui piani più elevati della consapevolezza. Con il graduale ravvicinamento e riunificazione di tali principi, questi angeli cessano di essere i "Guardiani della soglia", il cui compito consiste nell'allontanare tutti coloro che non hanno il diritto di entrare, e diventano invece i pilastri che sostengono la porta che ci riconduce al Giardino dell'Eden. La loro stessa presenza serve da indicazione e da punto di riferimento per quanti stanno cercando di ritornare a Casa.

Non si tratta però di un lavoro facile. I due Cherubini hanno in mano una spada fiammeggiante a doppio taglio. Tra le molte altre cose, essa simboleggia a distruzione dei due Tempi di Gerusalemme. L'esilio del popolo ebraico è la continuazione dell'esilio d’Adamo. Ognuno di noi, nella vita, deve confrontarsi con questa doppia distruzione, con una doppia caduta (fisica e spirituale, morale e umana), con un doppio nascondersi di Dio. Dice un verso del Deuteronomio (31,18): "poiché in quel giorno nasconderò doppiamente il Mio volto".

Si tratta di una doppia crisi, sia a livello di vita pratica che di fede interiore, un'iniziazione, attraverso cui dobbiamo passare se vogliamo il merito di ritrovare la strada. Se, dopo l’esperienza ripetuta della sofferenza e dell'esilio, la nostra fede rimane intatta, e il nostro desiderio di Dio e della verità rimane incrollabile, allora ci viene mostrato l'Albero della Vita. Analogamente, subito dopo la distruzione del secondo Tempio, lo Zohar (Libro dello Splendore) fu rivelato al mondo, e con esso venne data la descrizione dell'Albero della Vita. La strada era ritrovata, la via si era riaperta per tutti i ricercatori di Dio nella verità.

Le spade dei Cherubini si trasformano in due coppie di ali incrociate in alto, e insieme definiscono l'arco posto al di sopra del portale d'entrata al giardino dell'Eden: la Cinquantesima Porta della Conoscenza, "la Porta del Signore, attraverso la quale vengono i giusti". Essi diventano così i Cherubini che sovrastavano l'Arca dell'Alleanza, l'uno con un volto maschile, l'altro col volto femminile.

Come detto, l’Albero della Vita è il progetto seguito da Dio per creare il mondo. Le Sefirot sono l'origine d’interi settori dell'esistenza, sia nel mondo fisico sia in quello psicologico, come pure in quello spirituale.

Nel piano più spirituale le dieci Sefirot diventano le "Dieci Potenze dell'Anima", dieci luci o sorgenti d’energia, che aiutano costantemente la crescita di coloro che sanno connettersi con esse, nel loro cammino di ritorno all'Albero della Vita.

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