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4 notizie 4 di oggi Sabato 16 Gennaio 2016

il tramezzini compie 90 anni e non li dimostra


non tutti sanno che il tramezzino, il triangolino isoscele di pancarrè soffice da farcire a piacimento Novant’anni fa non esisteva proprio.

difatti è stato inventato nel retrobottega del Caffè Mulassano di piazza Castello a Torino nel Gennaio del 1926 e da allora ne ha fatta di strada.

la storia

Angela e Onorino Nebiolo, emigrati a New York in cerca di fortuna, rientrano e comprano lo storico locale dalla famiglia Mulassano investendo ben 300 mila lire.

Dall’America portano l’invenzione diabolica, uno dei primissimi tostapane, ma l’idea di impiegare il pane soffice dei toast in un panino caldo e croccante, levando con precisione certosina la crosticina da ogni fetta per consentire morsi più morbidi e leggeri, quella è soltanto loro; I primi ingredienti sono burro e acciuga poi ne seguiranno altri ed in numero sempre crescente

da quel giorno Il “break“, detto all’americana, inizia ad essere servito ed inizzia la sua fortuna culinaria , ma al tramezzino non basta diventare lo spezzafame che l’aperitivo dei torinesi cercava, il successo lo trasforma in antenato del fast food, un pranzo veloce irresistibile per i tanti lavoratori delle vie limitrofe, in poco tempo il tramezzino o toast che dir si voglia si diffonde in tutta Italia e non solo

curiosità

in quegli anni ormai lontani  i Tramezzzini per tutti erano i “paninetti” ma non per Gabriele D’Annunzio  che al cospetto dell’alzatina d’argento traboccante di morbidi sandwich farciti di Mulassano chiede senza indugio: “Ci sarebbe un altro di quei golosi tramezzini?”, il resto è storia
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Perde la chiave, va dai vigili del fuoco: «Apritemi la cintura di castità»



Una signora di mezza età disperata per l’inconveniente chiede aiuto ai pompieri. Tra lo stupore e l’imbarazzo gli uomini di via San Fidenzio sbloccano il lucchetto

PADOVA. «Buongiorno, ho perso le chiavi di un lucchetto e non riesco più ad aprirlo». Una signora di mezza età si è presentata con questa richiesta mercoledì mattina al comando dei vigili del fuoco. Una richiesta apparentemente simile alle tante altre che quotidianamente ricevono gli uomini della centrale di via San Fidenzio. Ma apparentemente, appunto. Perché questa volta il personale del 115 si è trovato di fronte a una situazione a dir poco singolare e anche piuttosto imbarazzante. Quando infatti hanno chiesto alla signora il suo indirizzo di casa credendo di dover aprire il lucchetto di un portone o di un cancello, questa si è alzata il maglione e ha mostrato a tutti di quale lucchetto stesse parlando: il lucchetto della cintura di castità.
La donna, infatti, dopo aver messo il particolare indumento (e chissà da quanto tempo lo teneva addosso), aveva perso la chiave. Disperata, dopo chissà quanti tentativi di aprire il lucchetto da sola e dopo chissà quante ricerche di quella maledetta chiave, ha pensato che l’unica soluzione fosse quella di andare al comando e chiedere aiuto ai pompieri. Tra lo stupore, i sorrisi trattenuti, e l’imbarazzo di fronte a una situazione surreale, ma sempre mantenendo la professionalità che li contraddistingue, i vigili del fuoco in qualche manovra hanno aperto il lucchetto della cintura, da cui spuntava anche una catenella, ponendo finalmente fine al dramma della signora. Si trattava di un lucchetto di ferro, lo stesso materiale della cintura, che teneva unita una banda in vita con una fascia pubica che andava a coprire la zona dei genitali in modo da renderli inaccessibili.

http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2016/01/16/news/perde-la-chiave-va-dai-vigili-del-fuoco-apritemi-la-cintura-di-castita-1.12786221?ref=hfnvveea-1
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A Firenze la grande mostra Da Kandinsky a Pollock




Una mostra tra le più promettenti del 2016 arriverà nel capoluogo toscano. Dal 19 marzo al 24 luglio 2016 Palazzo Strozzi ospiterà la grande mostra “Da Kandinsky a Pollock”. La grande arte dei Guggenheim, porta a Firenze oltre 100 capolavori dell’arte europea e americana tra gli anni Venti e gli anni Sessanta del Novecento,

Da Kandinsky a Pollock. La grande arte dei Guggenheim




Dal 19 marzo al 24 luglio 2016 Palazzo Strozzi ospiterà una grande mostra che porta a Firenze oltre 100 capolavori dell’arte europea e americana tra gli anni venti e gli anni sessanta del Novecento, in un percorso che ricostruisce rapporti e relazioni tra le due sponde dell’Oceano, nel segno delle figure dei collezionisti americani Peggy e Solomon Guggenheim.

Curata da Luca Massimo Barbero, la mostra nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Palazzo Strozzi e la Fondazione Solomon R. Guggenheim di New York e permette un eccezionale confronto tra opere fondamentali di maestri europei dell’arte moderna come Marcel Duchamp, Max Ernst, Man Ray e dei cosiddetti informali europei come Alberto Burri, Emilio Vedova, Jean Dubuffet, Lucio Fontana, insieme a grandi dipinti e sculture di alcune delle maggiori personalità dell’arte americana degli anni cinquanta e sessanta come Jackson Pollock, Mark Rothko, Willem de Kooning, Alexander Calder, Roy Lichtenstein, Cy Twombly.

Dedicare una mostra alle collezioni Guggenheim significa raccontare a ritmo serrato la nascita delle neoavanguardie del secondo dopoguerra in un fitto e costante dialogo tra artisti europei e americani. Realizzare questa straordinaria mostra a Firenze significa anche celebrare un legame speciale che riporta indietro nel tempo. È proprio a Palazzo Strozzi, infatti, negli spazi della Strozzina, che nel febbraio 1949 Peggy Guggenheim, da pochissimo giunta in Europa, decide di mostrare la collezione che poi troverà a Venezia la definitiva collocazione.

I grandi dipinti, le sculture, le incisioni e le fotografie esposte in mostra a Palazzo Strozzi, in prestito dalle collezioni Guggenheim di New York e Venezia e da altri prestigiosi musei internazionali, offrono uno spaccato di quella straordinaria ed entusiasmante stagione dell’arte del Novecento di cui Peggy e Solomon Guggenheim sono stati attori decisivi.


BIGLIETTI
Intero € 12,00
Ridotto e gruppi € 9,50 e € 4,00
Costo prevendita a biglietto (escluso scuole) € 1,00

Al momento è disponibile l’acquisto online del solo biglietto intero a questo link: http://ticket.palazzostrozzi.org/index.php?nvpg[evento]&id_show=80573

Per prenotazioni gruppi contattare:
Sigma CSC
Dal lunedì al venerdì
9.00-13.00 / 14.00-18.00
Telefono: +39 055 2469600
prenotazioni@palazzostrozzi.org

fonte -  http://www.palazzostrozzi.org/mostre/guggenheim/
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la notizia vergognosa strombazzatta ai 4 venti!!!!!

Chiuso Ristorante Cinese A Firenze. Macellava Cani Randagi Nel Garage

Sembra una di quelle bufale che ogni tanto girano sulla rete, ma a quanto pare questa notizia è vera. E stato riportato da vari quotidiani nazionali che un ristorante cinese di Firenze è stato chiuso e posto sotto sequestro perchè il proprietario è stato scoperto a macellare cani randagi per poi offrirli come specialità ai suoi clienti.

L’uomo catturava i cani randagi della città e una volta portati nel suo garage, li macellava senza pietà. Non sappiamo se poi serviva la carne a clienti particolari proprio come specialità cinese, oppure se semplicemente spacciava la carne di cane come un’altro tipo di carne. Chissà se ignari avventori l’hanno mangiata senza saperlo…

Le forze dell’ordine hanno apposto i sigilli al locale. Oltre a una multa di 30mila euro, il ristoratore rischia anche il carcere. Nonostante la scoperta, sorge il dubbio che questa pratica non sia un caso isolato. Il mondo cinese infatti considera del tutto normale cucinare e mangiare animali che da noi vengono considerati domestici e di compagnia.

e invece .... Cani randagi macellati in garage e serviti al ristorante? La storia è una bufala

E' l'ennesima bufala, una delle tante che circolano sul web provocando tam tam e indignazione generale. Sì perché la storia del ristoratore cinese di Firenze che portava i cani randagi nel suo garage e poi li macellava per servirli come portate principali del suo locale è falsa. La finta notizia, che ha iniziato a circolare ieri sera, è stata lanciata online da diverse testate nazionali, e ripresa da molti siti, tra cui il nostro, e ce ne scusiamo. 



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