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OLD NEW - LE NOTIZIE VECCHIE . APRILE 2015

OLD NEWS - LE NOTIZIE VECCHIE  ---- OLD NEWS ------LE NOTIZIE VECCHIE

in questa rubrichetta appariranno solamente notizie varie ( e quant'altro )  vecchie come minimo di 6 mesi/1 anno, cosicché può succedere che qualcuna di esse sia stranota o anche solo letta di " scappatoia " , può essere anche che la notizia  non sia conosciuta tanto da sembrare inedita,  in ogni caso è garantito sia una notizia vecchia e sicuramente non recente
a cura di I.O.

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Combustibile dal CO2 presente nell’atmosfera

L’eccessiva quantità di anidride carbonica presente nell’atmosfera terrestre è responsabile dei mutamenti climatici del pianeta. Gli scienziati cercano il modo di riciclarla per generare carburante.

I ricercatori della University of Georgia hanno trovato un modo per trasformare l’anidride carbonica intrappolata nell’atmosfera in prodotti industriali. La scoperta potrebbe condurre alla creazione di biocarburante ottenuto da tali sostanze presenti nell’aria, che innalzano sempre di più la temperatura globale.

“Praticamente, ciò che abbiamo fatto consiste nel creare microorganismi che fanno ciò che fanno le piante con l’anidride carbonica - la assorbono e producono qualcosa di utile,” afferma Michael Adams, membro della Bioenergy System Research Institute della University of Georgia. Durante il processo di fotosintesi, le piante assorbono la luce solare per trasformare acqua e anidride carbonica in sostanze necessarie per il loro nutrimento, analogamente a ciò che fanno gli esseri umani col cibo.

“La scoperta sta nel fatto che non è più necessario un ‘intermediario’, che nel nostro caso sarebbero le piante, ma possiamo trarre direttamente dall’atmosfera le sostanze, per poi convertirle in prodotti industriali, facendo risparmiare tempo e risorse nel processo,” ha aggiunto Adams. 

Il processo è reso possibile da un microorganismo unico nel suo genere, chiamato Pyrococcus furiosus, che si nutre dei carboidrati presenti negli oceani super-caldi, vicini alle correnti geotermiche. Manipolandone i geni, gli scienziati hanno creato una versione di P. furiosus in grado di proliferare in temperature molto più basse. Il team ha usato gas di idrogeno, che ha scatenato una reazione nel microorganismo in grado di trasformare anidride carbonica in acido 3-idrossipropanoico, un prodotto chimico industriale molto comune. Usando un processo analogo quindi, il team ha potuto ricreare altri elementi industriali, come carburante.
Quando il carburante creato tramite P. furiosus brucia, rilascia la stessa quantità di anidride carbonica usata per crearlo, riducendo parecchio l’inquinamento, e creando una valida alternativa al carbone e al petrolio.
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Iax: la nuova classe di supernove


Astronomi statunitensi affermano di aver scoperto una nuova classe di supernove, che non rientra in quelle descritte precedentemente. E’ stata chiamata di tipo Iax.

Gli astronomi hanno finora definito due categorie di supernova: di tipo Ia e tipo II. Le prime si verificano nelle nane bianche, mentre le altre avvengono nelle stelle che vanno da 10 a 100 masse solari. La nuova scoperta, il tipo Iax, pare essere meno potente ed energetico del tipo Ia, tuttavia a differenza di quest’ultima, non distrugge completamente la stella.

“Una supernova di tipo Iax è essenzialmente una mini supernova,” ha affermato l’autore della ricerca, Ryan Foley, dello Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics.

Le supernove di tipo Iax sono cento volte meno luminose delle normali supernove, e per un terzo meno comuni di quelle di tipo Ia. Il nuovo tipo inoltre, parrebbe provenire solo da sistemi stellari relativamente giovani, dal momento che non è stato trovato in galassie ellittiche, che di norma contengono le stelle più antiche.

Foley e il suo team inoltre, hanno già individuato 25 esempi perfetti di supernove di tipo Iax.

Fonte: Global post
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Maltolo modificato: la cura definitiva contro il cancro?

Arriva dall’Italia, e potrebbe essere la speranza per il futuro.

Provengono da Urbino i risultati di uno studio condotto sulle proprietà del maltolo modificato, che sarebbe in grado di distruggere le cellule antitumorali. Pane, fragole, latte, caffè, cocco, cicoria, e persino le sigarette, in minima quantità, lo contengono. Ma come può aiutare per debellare un male distruttivo come il cancro?

I ricercatori hanno scoperto che se è modificato, il maltolo può originare molecole che inibiscono l’attività delle cellule tumorali, portandole alla morte. Pare che questa possa essere la svolta definitiva alla lotta al tumore, rendendo obsoleta la chemioterapia, che il più delle volte ha effetti devastanti su tutto il corpo. L’esperimento è stato condotto solo su topi finora, ma il prossimo step sarà la sperimentazione sull’uomo.

Fonte: Centro Meteo italiano
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Aerogel al grafene: il nuovo materiale artificiale meno denso che esista

Il nuovo materiale spiazza l’aerografita: ora è il materiale artificiale meno denso del pianeta.

“Talmente leggero da poter essere sostenuto da piante.”

Non è passato nemmeno un anno da quando l’aerografite è stato incoronato “materiale meno denso esistente”. Ma il nuovo aerogel, creato dal team capeggiato dal Prof. Gao Chao della Zhejiang University, in Cina, è meno denso dell’elio e solo il doppio dell’idrogeno. Il primo aerogel risale al 1931, creato dall’ingegnere chimico e scienziato americano Samuel Stephens Kistler, e ora sale alla ribalta, per le sue proprietà fisico-chimiche uniche al mondo.

Il “fumo congelato” come era stato battezzato, con una densità di 4mg/cm3 ha perso il suo primato nel 2011, quando una sostanza in micro-lattice di soli 0.93mg/cm3 ha preso il suo posto. Meno di un anno dopo, l’aerografite vinceva su tutti, con soli 0.18mg/cm3.

Ma con i suoi 0.16mg/cm3 Gao ha battuto tutti, utlizzando il grafene come materia prima, includendo fibre di grafene monodimensionali e film bidimensionali, creando un materiale tridimensionale e poroso. Invece del metodo sol-gel usato per creare gli aerogel, Gao ha usato un processo diverso per il congelamento, che comprende nano-tubi al carbonio e al grafene, per creare una sorta di “spugna” la cui forma può essere modellata a piacimento.

Il risultato è un materiale molto resistente ed elastico, in grado di assorbire 900 volte il proprio peso in olio, pertanto potrebbe essere usato in futuro per attutire le perdite di petrolio in mare. Grazie alle sue proprietà inoltre, sarebbe possibile riciclare tutto l’olio assorbito e lo stesso aerogel, afferma Gao.

Fonte: Gizmag
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Una nuova ricerca ha dimostrato che alcuni fiori australiani indigeni si sono evoluti: preferiscono gli uccelli agli insetti.


In uno studio pubblicato dal New Phytologist, i biologi del Monash University e dello MRIT University hanno dimostrato che i fiori che tendono ad essere impollinati dagli uccelli hanno mutato il proprio colore, scegliendone uno prediletto dai volatili. Il Dr. Adrian Dyer del Monash e dello MRIT ha affermato che studi condotti in precedenza hanno dimostrato che i fiori impollinati da api hanno variato tonalità, più gradita per gli insetti, ma non era chiaro il funzionamento dei fiori impollinati da uccelli.

L’autore principale dello studio, il dottorando Mani Shrestha della Monash School of Biological Sciences ha raccolto dati spettrali da oltre 200 piante in fiore e ha individuato per ognuno l’impollinatore. Poi, in collaborazione con il Prof. associato Martin Burd ha condotto analisi filogenetiche, per identificare le tracce spettrali che sono cambiate, evolvendosi.

La ricerca ha dimostrato che piuttosto che prediligere una qualsiasi tonalità di rosso, i fiori si sono evoluti rispettando lo schema tetracromatico (di quattro colori) che gli uccelli nativi riuscivano ad identificare, in base alle lunghezze d’onda.

Come afferma il Prof. Burd, lo studio è di particolare importanza per capire come si evolvono cromaticamente i fiori in base all’ambiente in cui si trovano, e che quindi si adattano per avere a disposizione più impollinatori.

“Tuttavia in Asia e in Africa gli uccelli vedono i colori in modo diverso. Se riusciamo a dimostrare che i colori del luogo si evolvono per coincidere con la lunghezza d’onda usata dai volatili, abbiamo le prove evidenti su come avviene la comunicazione fiore-volatile.”

Fonte: Monash University

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