Passa ai contenuti principali

ritrovamenti vari. fortuna?,. sfortuna ?, caso oppure semplice " CULO " del momento ?

Australia: trova Pepita d’oro gigante la raccatta e ne cerca altre



Una incredibile pepita d’oro da 2,7 kg è stata trovata nei pressi di Wedderburn, nello Stato di Victoria in Australia. La pietra preziosa è stata ribattezzata “Fair dinkum”. A trovarla è stato Mick Brown, un prospettore minerario, cioè una persona che cerca nuovi giacimenti minerari, e che dopo la scoperta è diventato molto noto nell'ambiente. Nonostante non sia comune scoprire delle pepite così grandi, Fair dinkum è stata trovata con un metal detector a soli 15 centimetri di profondità nel terreno. La pepita ritrovata da Mick Brown al momento vale circa 135mila dollari australiani, circa 97mila euro. Nonostante il ritrovamento non sia passato in secondo piano, la pepita Fair dinkum non è però la più grande. Tra le tante ritrovate proprio in Australia la più grande fu scoperta infatti nel 2010 presso un piccolo paese, Ora Banda, anche in quel caso grazie a un metal detector. La pepita fu chiamata Ausrox e pesa più di 23 chilogrammi. La pepita d’oro più grande tuttora esistente però venne scoperta in Brasile il 13 settembre del 1983 da Julio de Deus Filho nel Garimpo da Malvina, nella Serra Pelada. La pepita, che pesa 60,82 chili fu ribattezzata pepita Canaã e ora si trova al Museo dei valori del Banco Central do Brasil, a Brasilia.
********************************************************************
trova un tesoro nel baule della nonna 

è una Polizza stipulata nel 1918 e mai riscossa:  oggi vale 450mila euro. L’intestatario, il nonno, morì a 21 anni al fronte in Friuli



Quella polizza è rimasta sepolta per un tempo lunghissimo. E, a distanza di 96 anni, ritrovata per caso dalla nipote di Vittorio Rigon, soldato del Regio esercito italiano, alpino del quinto battaglione Valtellina, morto in Friuli a 21 anni nell’autunno 1918, potrebbe ora valere 450mila euro.

La storia la racconta la nipote Franca Mariani, un presente tra Roma e Viterbo e un legame forte con Ivrea, dove torna spesso per ragioni personali e dove ha vissuto sua madre Lucia, nata nel 1917 e scomparsa 5 anni fa. Proprio nell’appartamento di Lucia, figlia di Vittorio, in via Miniere, due anni fa Franca Mariani ha trovato un baule pieno di ricordi di famiglia: lenzuola ricamate, fotografie e quella polizza sulla vita di suo nonno con beneficiario il bisnonno, Valentino. Mille lire il valore della polizza nel 1918. Mille lire che avrebbero potuto aiutare sua nonna Angelina e sua madre Lucia, a un anno già orfana di guerra di un padre che partì per il fronte e non tornò mai più. Mille lire, che erano una cifra molto importante, per l’epoca. Una somma che forse avrebbe potuto cambiare il corso delle cose. Ma il destino, evidentemente, aveva altri piani.
Vittorio Rigon, il primo gennaio 1918, data di stipula della polizza, era già orfano di madre, deceduta quando lui era bambino. Il padre Valentino morì per cause naturali pochi mesi dopo, in maggio e, nello stesso autunno, a ventun anni e padre di una figlia di uno, cadde al fronte, ucciso in una rappresaglia in Friuli.
A quell’epoca, la famiglia Rigon, originaria della provincia di Vicenza (Vittorio era nato a Schiavon), viveva a Pordenone. Angelina, giovane vedova con una figlia piccola a carico, cercò di darsi da fare in ogni modo. Segnata da quell’evento, vedova a vent’anni e con molte responsabilità sulle spalle, non si risposò più. «Mia nonna - racconta Franca Mariani - ebbe molte difficoltà. Era aiutata da alcuni parenti e faceva la bracciante. Quelle mille lire le avrebbero potute aiutare tantissimo». A metà degli anni Venti, la donna e la bambina si trasferirono a Ivrea, da alcuni parenti che le sostennero e aiutarono Lucia a crescere. «Davvero mia nonna e mia mamma passarono molti altri momenti difficili - aggiunge Franca Mariani - con un’altra guerra».

Nel trasferimento da Pordenone a Ivrea, Angelina portò un baule con oggetti personali della sua brevissima vita di coppia e ricordi di un amore finito troppo presto. Baule che rimase rigorosamente chiuso. Fino a due anni fa. Ancora Franca Mariani: «Mia madre Lucia, a sua volta, si sposò non più giovane con mio padre, che era nell’aeronautica. Noi cambiammo quindi più residenze anche se siamo sempre stati legati a Ivrea». La vita, però, porta altrove e dopo la scomparsa di Lucia, cinque anni fa, Franca Mariani decide di vendere l’appartamento di via Miniere. E, nello svuotarlo per far fare alcuni lavori prima di cederlo, ricompare il baule. «Onestamente - dice - subito non abbiamo pensato che questa polizza potesse essere riscossa. E ho conservato tutto così, come un ricordo dei miei avi. Poi, parlando con alcune persone alle quali avevo raccontato questa storia, è venuto il suggerimento di verificare». Ed ecco entrare in scena Agitalia, associazione per la giustizia in Italia che si occupa del recupero, attraverso azioni legali, di titoli bancari e postali nonchè di titoli di Stato e simili mai riscossi. E che quindi ha verificato i termini della polizza. «È una polizza valida - spiegano dall’associazione - perché non è mai stata riscossa.
 Un nostro consulente ha fatto una stima e il valore monetario attuale, tra interessi, rivalutazione e capitalizzazione è di circa 450mila euro». E aggiungono: «Il nostro ufficio legale ha inoltrato la richiesta all’istituto nazionale delle assicurazioni di Roma e al ministero dell’Economia. I due enti sono obbligati, in solido, a onorare tutti i debiti del Regno d’Italia».

vai alla fonte
************************************************************************
Il cane scava e trova un tesoro da 10 milioni di dollari in monete d'oro




I fortunati proprietari cercano di mantenere l'anonimato. In totale, otto scatole piene di denaro coniato nel prezioso metallo di fine Ottocento. La scoperta nella California centrale


Sacramento (Stati Uniti), 26 febbraio 2014 - E' un ritrovamento sensazionale quello capitato a due coniugi californiani, a parere degli esperti probabilmente il più prezioso mai avvenuto sulla terraferma negli Stati Uniti, anzi, nell'intero Nord-America: oltre 10 milioni di dollari attuali il valore complessivo, pari a poco meno di 7,3 milioni di euro.

Usciti per portare il loro cane a spasso nei boschi, a un certo punto il quattrozampe ha iniziato a scavare e i due si sono imbattuti in una cassetta metallica ricoperta di ruggine, che spuntava parzialmente dal terriccio. L'hanno tirata fuori facendo leva con un bastone: pesava da morire, ma sono comunque riusciti a portarsela a casa, pensando che contenesse vernice al piombo. Improvvisamente però il coperchio ha ceduto, e dalla fessura ha fatto capolino il bordo di una moneta d'oro: il marito ha aperto il recipiente, ed è rimasto attonito nel constatare che ce n'erano molte altre. Allora le ha mostrate alla moglie: "Era il ritratto dello stupore", ha raccontato l'uomo. "Teneva la bocca talmente spalancata che le mosche sarebbero potute entrarvi e uscirne a loro piacimento".

A quel punto i due si sono dotati di strumenti un po' più sofisticati, tra cui un metal-detector, e sono tornati indietro: a furia di scavare, hanno localizzato ulteriori otto recipienti ammuffiti. Tutti zeppi di monete, e tutte d'oro, tutte coniate fra il 1847 e il 1894, tutte praticamente ben conservate, intatte malgrado il tempo enorme trascorso sotto l'umida terra. Ne hanno contate in totale ben 1.427: 1.373 pezzi da 20 dollari dell'epoca, cinquanta da 10 dollari e quattro da 5. Valore nominale globale, 27.980 dollari. Valore effettivo, appunto, oltre 10 milioni.

Un unico esemplare, noto ai collezionisti come '1866-S No Motto Double Eagle', vale da solo circa un milione di dollari. I fortunati scopritori si sono quindi rivolti a Kagin's, una compagnia orafa specializzata proprio in monete risalenti all'epoca della leggendaria Corsa all'Oro, in pieno XIX secolo. Hanno sottoposto un campione al giudizio del suo massimo perito numismatico, David McCarthy, che c'è rimasto di stucco pure lui. "Si trattava di una moneta da 20 dollari del 1890, in oro ma tutta incrostata di sporcizia. Ho riportato alla luce un lembo di superficie, e sembrava che il metallo fosse stato coniato appena il giorno prima", ha raccontato. "In passato erano state rinvenute grandi quantità di monete d'oro all'interno di relitti naufragati, ma un tesoro sepolto come quello era qualcosa di cui mai si era sentito parlare. Hanno leteralmente trovato la proverbiale pentola d'oro all'estremità dell'arcobaleno. Mai visto nulla di simile, mai un ammontare così elevato in tutta l'America Settentrionale.




Per di più ha aggiunto, "in giro non capita che se ne vedano in condizioni tanto buone". Resta un mistero il motivo per cui, da chissà chi e chissà quando, quella fortuna sia stata nascosta nel sottosuolo: le cassette tra l'altro si trovavano a profondità differenti, segno che verosimilmente furono interrate in momenti non coincidenti. In un lembo del Saddle Ridge, la Cresta della Sella: una dorsale montuosa nella Sierra Nevada che si estende nella California settentrionale, a nord-est di Sacramento, in una zona che non a caso è stata battezzata Golden Country, un tempo ricca di miniere d'oro. Un lembo che per pura combinazione ricade entro i confini del fondo appartenente ai due involontari 'cercatori': i quali non hanno un nome, così come il loro appezzamento non ha un'ubicazione. Meglio non correre rischi con i ladri, e nemmeno con l'Erario. La coppia, sulla quarantina, ha deciso di farsi identificare semplicemente come 'John & Mary'. Neppure il cane si sa come si chiami, e di nuovo non è casuale il fatto che le monete siano state riportate alla luce nell'aprile dell'anno scorso, ma che se ne sia venuti a conoscenza soltanto adesso. Meglio lasciar trascorrere qualche mese, debbono aver pensato marito e moglie. "Per quel sentiero eravamo passati pressocché ogni giorno per moltissimi anni", ha spiegato 'John'. "Come ultimamente capita a un sacco di gente, avevamo anche noi qualche problema finanziario. Ora possiamo evitare di disfarci della nostra adorata proprietà. Mai dimenticarsi di controllare una vecchia cassetta arrugginita...".



***************************************************************************
esce di casa e schiaccia 3" tesori " cascando poi su un quarto ben più grande

Belluno: è mattino presto quando Algiro esce di casa con l'intenzione di andare a funghi ma subito dopo succede qualcosa che lo farà rinunciare al progetto mentale in maniera definitiva.

I FATTI

uscito in tutta fretta Algiro schiaccia in maniera consecutiva 3 diverse ciotte d'animali vari, alle prime 2 il suo equilibrio regge bene ma è alla terza che succede il patatrack, Algiro scivola proprio sulla terza ciotta di cane pestata cadendo rovinosamente giù per la piccola discesa di fronte a casa sua finendo direttamente nella concimaia per fortuna non di testa 


una volta ripresosi dallo spavento e accertatosi di non essersi rotto nulla di serio Algiro rinuncia alla ricerca di funghi tornandosene in casa per , a detta sua . darsi una lavata  ed una bella sistemata generale

prossimamente nuovi sviluppi e risposte alle domande dei vari curiosi presenti sulla scena 
*************************************************************************
ma è vero che chi trova un amico trova un TESORO ?




il detto popolare lo afferma chiaramente " chi trova un amico trova un tesoro " ma corrisponde a verità quanto il detto dice ?




ad Elviro pareva proprio di si sopratutto da quando aveva incontrato Gelsio un suo coetaneo con cui s'era trovato subito bene , insieme andavano al bar e per locali,insieme incontravano gente e si divertivano anche se poi alla fine era sempre lui che pagava i conti , ma Elviro non faceva caso a ciò , successe poi che il suo amico Gelsio gli chiese in prestito la casa per un incontro galante .Elviro seppur non l'aveva mai fatto fu subito entusiasta per l'amico e senza pensarci gli diede le chiavi di casa spiegandogli anche che gli aveva preso alcune cibarie giusto per il futuro appuntamento;  per questo e per altri motivi molto più profondi la delusione susseguente fu per Elviro pesante




quando non vedendo ritornare l'amico per l'orario stabilito in cui pressapoco Gelsio avrebbe dovuto ritornargli le chiavi di casa Elviro arrivo alla sua abitazione notò subito che qualcosa non quadrava . la porta era aperta , dentro le luci accese e tutto intorno un gran casino , lì per lì Elviro non penso a quanto poi scoprì ,pensava fosse successo qualcosa di grave, che Gelsio e la sua compagna fossero stati aggrediti da qualche male intenzionato o cose così . è con questo pensiero che Elviro corse al piano di sopra con foga crescente . 
.... vide subito che il letto era in ordine,  notò poi che gli armadi erano aperti , i quadri divelti dai muri e la piccola cassaforte aperta, era chiaro che di lì erano passati i ladri ma la domanda che lo pressava era " che fine a fatto Gelsio?", non gli avranno mica fatto del male ? " etc etc con questo vortice di domande in mente Elvirio chiamò la polizia , carabinieri e anche i vigili del fuoco che però gli risposero che loro non erano competenti di queste cose , ... bastò poco a carabinieri e polizia per capire come veramente erano andati i fatti, bastò che Elviro mostrasse loro una foto di Gelsio perché capissero da dove provenisse la refurtiva da loro recuperata poco prima ad un giovane fermato per guida pericolosa , fu così che Elviro apprese che Gelsio. il suo grande amico Gelsio era un ladro professionista pluriarrestato per infiniti piccoli furti , Gelsio la cui indole rubesca alla fine aveva preso il sopravvento superando anche l'amicizia che invero c'era veramente stata 

è con l'amaro in bocca che Elviro visse il tutto , .... non fece denuncia , non disse nulla dell'accaduto a nessuno  , chiuse solo la porta e si chiuse in se , parlo solo tempo dopo quando andò alla scarcerazione di Gelsio, gli chiese solo " perché ?" rimanendo poi in un  immobile silenzio , Gelsio lo guardò spaurito, lo sguardo " appeso " come di un cane smarrito poi l'abbracciò e i 2 si strinsero in un lungo pianto .....




la domanda rimane la stessa " chi trova un amico trova un TESORO ? "




alla prossima PANG

***************************************************************

Commenti

Post popolari in questo blog

la macchina non parte causa tilt dell'immobilizer o trasponder ? provate queste 3 piccole soluzioni?

!!! aggiornamento dell'ultim'ora  !!!!! prima di ( ma anche dopo )  leggere quanto segue provate a fare una cosa che potrebbe servire ad evitare ogni altro intervento staccate i cavi del motorino d'avviamento e dategli una scartavetrata o altro in modo di rimuovere eventuali " ossidature dei contatti" quindi ricollegate il tutto provate ad avviare l'auto a volte è  proprio questo contatto malfunzionante causa della non accensione ....  altre occorre ripulire l'elettrocalamita ma già qui è richiesta maggior conoscenza e manualità " sotto la foto di un motorino d'avviamento tipo iniziamo con lo scrivere che cos’è l’immobilizer L'immobilizer o trasponder è un sistema di antifurto ormai di serie in tutte le nuove vetture che previene che il motore venga avviato senza che sia presente la chiave corretta ed evitando anche che l’auto venga avviata semplicemente “collegando i fili”.  L’immobilizer può essere disattivato solo da u

una poesia ogni quanto mi pare

  Tienimi l’ultimo posto, Dio. Quello che non dà troppo nell’occhio, in fondo alla tavola, più vicino ai camerieri che ai festeggiati. Perché non so stare con le persone importanti. Non so vincere. Non sono capace a far festa come gli altri. Tienimi l’ultimo posto, Dio. Quello che nessuno chiede. Giù, in fondo al bus sgangherato che trasporta i pendolari della misericordia ogni giorno dal peccato al perdono. Tienimi l’ultimo posto, Dio. Quello in fondo alla fila. Aspetterò il mio turno e non protesterò se qualche prepotente mi passerà davanti. Tienimi l’ultimo posto, Dio. Per me sarà perfetto perché sarai tu a sceglierlo. Sarò a mio agio. e non dovrò vergognarmi di tutti i miei errori. Sarà il mio posto. Sarà il posto di quelli come me. Di quelli che arrivano ultimi, e quasi sempre in ritardo, ma arrivano cascasse il mondo. Tienimi quel posto, Dio mio. Eric Pearlman Eric Pearlman nasce a Budapest il 22 aprile 1955 da padre tedesco e madre italiana. A causa della repressione sovietica

LA FANTOMATICA l'ultima lettera di SAN FRANCESCO a Santa Chiara

Quando Francesco morì, Frate Rufino  che restò con il Santo fino all’ultimo, consegnò a s. Chiara,  la sua bisaccia.  Quando Chiara l’aprì, all’interno c’era la sua ciotola di legno, il suo cucchiaio, alcuni semi, una penna, un piccolo vaso d’inchiostro, e poi una pergamena più volte ripiegata, tutta accartocciata.  Con le mani che le tremavano Chiara dispiegò la pergamena e decifrò le goffe lettere che Francesco aveva faticosamente vergato negli ultimi istanti della sua vita… e non potè mai più dimenticarne il contenuto! “ eccolo .. All’anima che sa leggere nella mia, e che ne comprende le gioie e i dolori, voglio confidare queste parole: all’alba della mia dipartita, al crepuscolo del sentiero che ho scelto, posso finalmente affermare, completamente in pace, che la nostra ferita, in questo mondo, non sta nè nella ricchezza nè nella povertà, ma nella nostra dipendenza da uno di questi due strati, nel fatto di immaginare che l’uno o l’altro possano offrirci gioia e li