MODI DIRE E AFFINI
rubrica che spiega l'origine di alcuni detti popolari, frasi fatte etc o almeno tenta di farlo
a cura di I.O.
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LA PIETRA DELLO SCANDALO
Il termine scandalo deriva dal greco skàndalon, che significa ostacolo, inciampo.
Il significato più antico del termine rinvia ad azioni o discorsi che danno cattivo esempio.
Nell'accezione corrente uno scandalo è l'effetto di un'azione che, una volta divenuta di pubblico dominio, causa un turbamento della sensibilità morale pubblica, prevalentemente in materia di sesso, denaro ed esercizio del potere.
Al tempo dei Romani, quando un disgraziato commerciante falliva, doveva sedersi su una pietra e dir forte ai suoi creditori: "Cedo bona" ossia 'cedo i miei averi': Dopo ciò, i creditori non avevano più diritto di molestarlo.
La pietra, testimone del fatto doloroso, si chiamava pietra dello scandalo.
All’epoca di Cicerone infatti , ma l’uso era ancor più antico, i debitori insolventi e i commercianti falliti subivano come pena una spietata pubblica “esecuzione” che, se non toglieva loro fisicamente la vita, annientava ogni dignità personale tramite “morte civile”.
Venivano condotti nel Campidoglio e, esposti al pubblico ludibrio denudati dalla cintola in giù, obbligati alla “bonorum cessio culo nudo super lapidem”, ossia a cedere i loro beni (ai banditori d’asta) stando seduti a chiappe nude su una pietra.
Seduti sulla pietra dovevano gridare ad alta voce cedo bona o cedo bonis (svendo tutti i miei beni) e per tre volte dovevano alzarsi e violentemente sedercisi di nuovo.
Fatto questo la colpa era ritenuta estinta e dal quel momento i creditori non potevano più riavvalersi su di loro.
Fu Giulio Cesare a inventare questo tipo di pena per sostituire una delle Leggi delle XII tavole in cui si autorizzavano i creditori non soddisfatti a uccidere o ridurre in schiavitù il debitore moroso.
Le “pietre dello scandalo” , dette anche “dell’infamia” o “dei fallimenti” erano sparse per tutto lo Stivale, non solo nelle grandi città, e alcune sono tutt’ora visibili.
La persistenza dell'uso è testimoniata nella pietra dello scandalo ancora esistente nella Loggia del Porcellino a Firenze.
sopra per l'appunto una foto della pietra dello scandalo della Loggia del Porcellino in quel di Firenze
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CURIOSITA’
1- a San Donato Valdicomino (Frosinone) esiste la cinquecentesca Pietra di San Bernardino (promotore dei Monti di Pietà), dove il debitore stava ininterrottamente seduto a natiche nude per un periodo di tempo proporzionato all’entità del suo debito.
2- A Rimini sotto il portico del Palazzo dell’Arengo, fra i banchi di banchieri e notai e dove pubblicamente veniva amministrata la giustizia, vi era un pietrone (lapis magnum) dove il condannato doveva battere tre volte e con violenza il sedere nudo gridando ogni volta come fosse un mantra “Cedo bona!” (cedo i miei beni).
3-Ad Asti la pietra della vergogna si trova ora appesa in verticale nell’atrio del Palazzo Comunale; ma un tempo era nel centro della piazza principale, sede dei mercati.
4-A Bergamo era un sedile attaccato ad una delle due colonne che si trovavano in Piazza Vecchia.
5- a Milano si trovava in Piazza Mercanti, ed era un blocco di granito nero.
6-La pena aFirenze aveva un nome preciso, “l’Acculata“, e si svolgeva nella Loggia del Porcellino nel Mercato Nuovo; la pietra era quel cerchio di 6 spicchi di marmo tutt’ora visibile e che rappresenta in dimensione reale la ruota del Carroccio, simbolo della legalità.
Qui il Magistrato del Bargello, scegliendo le ore in cui il mercato era strapieno, scandiva a voce alta il nome del condannato e il motivo della pena; al tapino poi venivano calate le braghe, era afferrato per braccia e gambe, fatto oscillare sulla folla “ostentando pubenda” e infine, fra i frizzi e lazzi della folla, lasciato cadere “percutiendo lapidem culo nudo”.
7- a Modena erano ancora più cattivi; usavano la pietra “ringadora”, quel gigantesco blocco di marmo rosso veronese che ora è posto all’angolo del Palazzo Comunale in piazza Grande.
Un’ordinanza dello Statuto Cittadino del 1420 prescriveva che il colpevole dovesse essere lì condotto per 3 consecutivi sabati (giorno di mercato), fare 3 volte il giro della piazza preceduto da trombettieri che attirassero l’attenzione e a ogni giro fosse spinto a “dare a culo nudo su la petra rengadora la quale sia ben unta da trementina“, per farlo bruciare non solo di vergogna.
FONTI:
wikipedia e siti vari sul web
http://it.wikipedia.org/wiki/Pietra_dello_scandalo
http://www.romah24.it/giulio-cesare-e-lorigine-della-pietra-dello-scandalo/2012/09/14/7202
rubrica che spiega l'origine di alcuni detti popolari, frasi fatte etc o almeno tenta di farlo
a cura di I.O.
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LA PIETRA DELLO SCANDALO
Il termine scandalo deriva dal greco skàndalon, che significa ostacolo, inciampo.
Il significato più antico del termine rinvia ad azioni o discorsi che danno cattivo esempio.
Nell'accezione corrente uno scandalo è l'effetto di un'azione che, una volta divenuta di pubblico dominio, causa un turbamento della sensibilità morale pubblica, prevalentemente in materia di sesso, denaro ed esercizio del potere.
Al tempo dei Romani, quando un disgraziato commerciante falliva, doveva sedersi su una pietra e dir forte ai suoi creditori: "Cedo bona" ossia 'cedo i miei averi': Dopo ciò, i creditori non avevano più diritto di molestarlo.
La pietra, testimone del fatto doloroso, si chiamava pietra dello scandalo.
All’epoca di Cicerone infatti , ma l’uso era ancor più antico, i debitori insolventi e i commercianti falliti subivano come pena una spietata pubblica “esecuzione” che, se non toglieva loro fisicamente la vita, annientava ogni dignità personale tramite “morte civile”.
Venivano condotti nel Campidoglio e, esposti al pubblico ludibrio denudati dalla cintola in giù, obbligati alla “bonorum cessio culo nudo super lapidem”, ossia a cedere i loro beni (ai banditori d’asta) stando seduti a chiappe nude su una pietra.
Seduti sulla pietra dovevano gridare ad alta voce cedo bona o cedo bonis (svendo tutti i miei beni) e per tre volte dovevano alzarsi e violentemente sedercisi di nuovo.
Fatto questo la colpa era ritenuta estinta e dal quel momento i creditori non potevano più riavvalersi su di loro.
Fu Giulio Cesare a inventare questo tipo di pena per sostituire una delle Leggi delle XII tavole in cui si autorizzavano i creditori non soddisfatti a uccidere o ridurre in schiavitù il debitore moroso.
Le “pietre dello scandalo” , dette anche “dell’infamia” o “dei fallimenti” erano sparse per tutto lo Stivale, non solo nelle grandi città, e alcune sono tutt’ora visibili.
La persistenza dell'uso è testimoniata nella pietra dello scandalo ancora esistente nella Loggia del Porcellino a Firenze.
sopra per l'appunto una foto della pietra dello scandalo della Loggia del Porcellino in quel di Firenze
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CURIOSITA’
1- a San Donato Valdicomino (Frosinone) esiste la cinquecentesca Pietra di San Bernardino (promotore dei Monti di Pietà), dove il debitore stava ininterrottamente seduto a natiche nude per un periodo di tempo proporzionato all’entità del suo debito.
2- A Rimini sotto il portico del Palazzo dell’Arengo, fra i banchi di banchieri e notai e dove pubblicamente veniva amministrata la giustizia, vi era un pietrone (lapis magnum) dove il condannato doveva battere tre volte e con violenza il sedere nudo gridando ogni volta come fosse un mantra “Cedo bona!” (cedo i miei beni).
3-Ad Asti la pietra della vergogna si trova ora appesa in verticale nell’atrio del Palazzo Comunale; ma un tempo era nel centro della piazza principale, sede dei mercati.
4-A Bergamo era un sedile attaccato ad una delle due colonne che si trovavano in Piazza Vecchia.
5- a Milano si trovava in Piazza Mercanti, ed era un blocco di granito nero.
6-La pena aFirenze aveva un nome preciso, “l’Acculata“, e si svolgeva nella Loggia del Porcellino nel Mercato Nuovo; la pietra era quel cerchio di 6 spicchi di marmo tutt’ora visibile e che rappresenta in dimensione reale la ruota del Carroccio, simbolo della legalità.
Qui il Magistrato del Bargello, scegliendo le ore in cui il mercato era strapieno, scandiva a voce alta il nome del condannato e il motivo della pena; al tapino poi venivano calate le braghe, era afferrato per braccia e gambe, fatto oscillare sulla folla “ostentando pubenda” e infine, fra i frizzi e lazzi della folla, lasciato cadere “percutiendo lapidem culo nudo”.
7- a Modena erano ancora più cattivi; usavano la pietra “ringadora”, quel gigantesco blocco di marmo rosso veronese che ora è posto all’angolo del Palazzo Comunale in piazza Grande.
Un’ordinanza dello Statuto Cittadino del 1420 prescriveva che il colpevole dovesse essere lì condotto per 3 consecutivi sabati (giorno di mercato), fare 3 volte il giro della piazza preceduto da trombettieri che attirassero l’attenzione e a ogni giro fosse spinto a “dare a culo nudo su la petra rengadora la quale sia ben unta da trementina“, per farlo bruciare non solo di vergogna.
FONTI:
wikipedia e siti vari sul web
http://it.wikipedia.org/wiki/Pietra_dello_scandalo
http://www.romah24.it/giulio-cesare-e-lorigine-della-pietra-dello-scandalo/2012/09/14/7202
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