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barba baffi etc dal rasoio elettrico in giù - un po di storia

e tagliati la barba BARBONE !!!!

prefazione a cura dell' esimio professore  Ettore Merdazza docente di un casino di robe che mo però non ce ne ricordiamo nemmeno una presso parecchi istituti privati e pubblici

... il farsi la barba, il levarsi i peli superflui etc è  da sempre uno dei crucci dell'essere umano, il problema riguarda sopratutto il maschi. è l' uomo difatti ad avere la barba, i baffi e una folta peluria in varie altre parti del corpo anche se bisogna dire che anche alcune donne non sono da meno

in principio l'uomo la lasciava crescere fin quanto gli pareva che tanto a lui che gliene fregava?,  è quando la barba gli raggiungeva la terra e anche più giù che i nostri antenati si posero il problema , era facile difatti che cadessero per terra dando dei " botti " tremendi inciampando proprio sulle barbe eccessivamente lunghe, soprattutto quando correvano, magari scappando da una bestia feroce o da una attacco nemico, il fatto si rivelava a volte fatale; in un primo momento l'uomo risolse il tutto legando la barba a se stessa fino a ridurla di lunghezza , oppure se la attorcigliava al collo, alla pancia o ad un braccio,. c'era anche chi ci legava dei legnetti nei quali poi attorcigliava parti di barba sottoeccedente
 oppure la collegava a degli orecchini rudimentali ma erano tutte soluzioni da poco, fin da subito l'uomo si rese conto che l'unica soluzione vera era quella di ridurla di dimensione, così' inizio a cercare metodi attraverso i quali raggiungere l'obbiettivo datosi

inizialmente per accorciarla e levarsela escogito il metodo cosìdetto del " tiraggio"   esso consisteva nel ' agguantare  o farsi agguantare una " manata " di peli e quindi di tirarli a forza in direzione contraria alle loro radici, questo metodo era molto doloroso e aveva anche complicazioni , spesso difatti  succedeva che,  nell' eccessiva foga del tirare, oltre hai peli veniva via anche mezza guancia e  in rari casi l'intera testa ....,
 in quel piccolo lasso di tempo che vide la messa in pratica del " tiraggio " erano frequenti le liti a livello di tribù e spesso quando gli individui da " sbarbare " erano numerosi si arrivava a vere e proprie guerre fratricide , che in breve si allargavano anche al mondo animale e vegetale tanto che spesso intere zone si ritrovavano deserte in tutto e per tutto

fu per questo che il " tiraggio" fu velocemente abbandonato in favore di nuovi metodi, il più innovativo per i tempi era quello legato alla scoperta del fuoco, l' uomo aveva scoperto che col fuoco oltre che a bruciarsi si potevano fare tante cose, per prima cosa si poteva cuocere del cibo, in realtà detta scoperta avvenne casualmente quando un fulmine colse in pieno un triceratopo minore semi carbonizzandolo esternamente , successe che alcuni uomini attratti da piacevole odore si avvicinarono e iniziarono a prenderne dei tocchetti che portarono timidamente in bocca notando così l'ottimo sapore della carne cotta contrapposto a quello di quella carbonizzata o bruciata ma anche a quello di quella  completamente cruda  ... in nostri antenati notarono anche che dando fuoco alle erbe secche queste prima pigliavano fuoco e poi scomparivano lasciando dietro di se solo che poche tracce annerite, la stessa cosa succedeva a parti od a interi cespugli di siepi o alberi etc , pensarono così di usare il fuoco per radersi barba , baffi et peluria varia, bisogna dire che le prime volte le cose non andarono proprio bene anzi ci furono molte tragedie immani, ma dopo i primi due o trecento carbonizzati, i successivi tentativi andarono migliorando sempre più  fin quando essi raggiunsero quasi la perfezione , sì, è vero, c''era sempre chi ogni tanto si dava fuoco alle palle , o altri a cui pigliava fuoco la testa ma ormai, consci del pericolo,  i nostri ottusi e lontani parenti avevano imparato ad intervenire tempestivamente in caso di principio di combustione del proprio o altrui corpo munendosi di utensili atti allo spegnimento delle fiamme o, quando presenti nei dintorni corsi d'arqua ,di farsi la toilette vicinissimo ad essi, nel caso degli utensili di cui prima anche qui bisogna dire che gli stessi ebbero una, per fortuna, non troppo lunga storia fatta di modifiche continue indirizzate  alla sempre più mirata precisione, dapprima difatti l'arcaico strumento atto all'uopo era un semplice tronco d'albero intagliato e lavorato fino a farne una specie di pala per la pizza, esso aveva un manico più o meno lungo a seconda dell'entità vera e propria delle fiamme in corso o dell'altezza del soggetto in stato di bruciatura,  il suo uso era quanto di più facile esistesse tanto che anche un bimbo al bisogno avrebbe potuto usarlo, praticamente in caso che nel mentre si stesse sbarbando o depilando uno/a avesse preso accidentalmente fuoco veniva battuto con lo strumento tipo pala appena descritto fino all'estinguimento delle accidentali fiamme , spesso a fiamme spente però il semi depilato si ritrovava pieno di bernoccoli e anche più o meno leggermente modificato nell'aspetto, alcuni degli spengitori difatti non sapendo dosare la forza usata sull'utensile o non capendo se le fiamme fossero spente o no davano di quei colpi da far tremare il terreno anche per 15 minuti a fila, a tal proposito si narra che molte volte i semibruciachiati venivano ritrovati semi sepolti nel terreno e il recuperarli era un problema non da poco tanto che spesso venivano coperti con legna, sassi e terra di risulta quindi lasciati li a maturare così s'imparavano, comunque sia anche questo metodo fu ben presto abbandonato sopratutto dopo che il giovane re delle cento tribù prese fuoco e venne spento dal suo popolo in maniera tanto partecipativa che quando si riprese si ritrovò zoppo , tutto curvo, senza un occhio e con piaghe tremende lungo tutto il corpo, fu lui che vietò il continuare di questo metodo di sbarbarsi in tutto il regno ottenendo per questo largo consenso da ogni parte del mondo non civilizzato che venne a sapere della notizia

* continua appena ho tempo *

copyright P.A. enterprise etc. etc.


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Nella storia della civiltà, la rasatura ha comunque interessato da sempre non solo la società dal punto di vista pratico, di costume o come tendenza di moda, ma addirittura il potere, che ha cercato di regolamentarla e rivestirla di significati simbolici di volta in volta differenti.

Tremila anni or sono, ad esempio, la religione ebraica imponeva l’uso delle forbici, piuttosto che del rasoio, per tagliare barba e baffi. Nell’antico Egitto, invece, durante i 70 giorni che servivano per effettuare la mummificazione del Faraone, era proibito tagliarsi la barba. E non sono certo gli unici esempi di regole religiose…
Nel mondo greco classico, quando la barba era generalmente considerata simbolo di sapienza e saggezza, pare che a Sparta i vili fossero obbligati per legge a radersi una sola guancia, rendendo così vergognosamente riconoscibile la propria vigliaccheria.
Nell’Italia Rinascimentale gli editti per regolamentare lunghezza e stile di barba e baffi furono decine e decine.
Nel Medio Evo sembra che la barba fosse considerata segno evidente di un qualche collegamento col demonio e dunque guardata con sospetto, se non perseguitata. A seconda delle zone e del periodo storico, in Europa barba e baffi furono imposti “per legge” o viceversa vietati, come capitò ai Francesi sotto i Normanni o agli Inglesi sotto Guglielmo il Bastardo.
In Russia, Pietro il Grande impose multe e tasse per dissuadere i suoi sudditi dal tenere la barba lunga, osteggiata del resto anche in Francia, durante la Rivoluzione.
A partire dal 1800, la barba riprese la sua valenza “filosofica”, con in aggiunta una certa connotazione anticonformista o rivoluzionaria, che le appartiene tuttora.
Ma quando abbiamo iniziato a raderci ?? e come ?
Secondo alcuni archeologi, il fatto che in parecchie pitture rupestri l’uomo primitivo fosse rappresentato sbarbato può verosimilmente significare che già da allora l’uomo usasse radersi, probabilmente con utensili abilmente levigati e scheggiati, ricavati nella selce, nell’ossidiana o da valve di conchiglie.

Si ritiene che il primo rasoio sia nato in Egitto, durante il periodo nel quale cominciò a diffondersi l’uso di rame e bronzo. Il ritrovamento più antico è conservato al Louvre, dove è catalogato come rasoio anatolico del 3000 a.C.. Si tratta di un sottile coltellino in bronzo, con la punta leggermente ricurva, molto simile ad altri strumenti egiziai utilizzati per uso chirurgico o votivo. Fra i ritrovamenti è considerata interessante anche la borsa in pelle, appartenuta all’architetto Kha (datata 1450 a.C., conservata nel Museo delle Antichità Egizie di Torino), contenente tre rasoi in bronzo. Due di questi hanno manici in legno e lame larghe, a cinque lati.Due sono a forma di bisturi, con lame piuttosto corte e impugnature arrotondate e taglienti alle estremità.

Un altro tipo di rasoio studiato dagli archeologi è quello detto “a spatola”, considerato il modello preferito durante le prime dinastie di Faraoni e il periodo dell’Antico Regno (2920-2134 a.C.).
Prima del 1000 a.C., gli Etruschi inventarono e in seguito continuarono ad adoperare, forse principalmente per usi votivi, il rasoio in bronzo di forma “lunata“, più adatto a seguire i contorni del volto, ed uno detto “fenestrato“, formato da due lame unite al centro da una griglia oppure da lame, tonde o semicircolari, traforate. La forma lunata continuerà ad essere sfruttata anche per rasoi in ferro di periodi successivi, detti della cultura Halstatt (regione Austriaca). Anche i rasoi di tipo fenestrato continueranno ad essere presenti in Italia settentrionale e in altre zone dell’Europa durante il periodo del ferro.
Rasoi in ferro molto semplici, a forma di lama di coltello tozza, appuntita e decorata da una impugnatura a ricciolo o ad anello, sono stati rinvenuti nei corredi funebri di guerrieri in necropoli svizzere.
Si ritiene che i rasoi punici, ritrovati nei relativi contesti funerari della Sardegna, della penisola Iberica e del Nord-Africa, venissero usati nei riti delle sepolture con funzioni di purificazione, sia nei confronti del defunto sia delle persone venute a contatto con lui. Il fatto che venissero posti nella sepoltura accanto al morto potrebbe voler significare, secondo gli studiosi, che fungessero da “collettore” delle impurità del defunto e forse da simbolica speranza di purezza, di pulizia, che avrebbe garantito un accesso onorevole all’aldilà.
I rasoi bronzei sono ritrovamenti frequenti fra i reperti degli scavi di Cartagine e spesso sono molto suggestivi, con complicate incisioni sulle lame. Le figure spesso sono divinità di origine egiziana ma vi sono anche raffigurazioni più tipiche del mondo greco. A volte i disegni che compaiono sulle lame sono invece disegni geometrici, anche molto complessi, forse a carattere magico, nello stile egizio. Per la maggior parte questi rasoi hanno un’impugnatura di forma sinuosa e un’estremità arrotondata.

Sono datati dagli studiosi dal VII sino al II secolo a.C. Dato che il loro rinvenimento si limita alle tombe di particolari famiglie e a volte vi sono incisi dei nomi, forse la loro presenza nelle sepolture era una prerogativa delle classi più nobili, probabilmente quella sacerdotale. Rettangolari, allungati e sottili, gli esemplari meno antichi presentano talvolta un manico a forma di animale, forse per motivi votivi.
In Guatemala, nell’angolo più remoto della foresta del Petén, a Cancuén, una delle città Maya più grandi e ricche mai scoperte, attorno al palazzo maggiore, si sono ritrovate le abitazioni e le botteghe di artigiani, da quanto risulta abilissimi nel lavorare le giade, la pirite e le ossidiane provenienti dal grande altopiano alle spalle della città . Si è scoperto per l’appunto che questi artigiani fabbricavano vari oggetti e gioielli in giada, come preziosi specchi con sottilissimi fogli di pirite, affilati coltelli e anche rasoi in ossidiana. Questo accadeva nel corso del
periodo classico della civiltà Maya, dal 250 al 900 d.C.

Nel 333 a.C. Alessandro Magno impose ai suoi soldati di radersi per non offrire una facile presa agli avversari durante i combattimenti. Dovendo equipaggiare tutto il suo esercito, si diffuse l’uso di un rasoio ripiegabile nel manico, simile a quelli oggi detti “da barbiere”, che i Latini chiamavano novacula o anche culter tonsorium.
Rasoi romani molto belli, con impugnature d’avorio o d’osso elegantemente scolpito, sono stati ritrovati a Pompei. Le lame in ferro erano sottili, a forma di trapezio e ripiegabili. Il rasoio più simile a quello odierno, detto “a mano libera”, sembra fosse la “novacula” dell’era
Cristiana, raffigurata anche in alcuni marmi funebri delle Catacombe romane. La forma della lama risulta più dritta e snella, e inoltre si nota una sorta di prolungamento all’estremità e una impugnatura allungata.

Ci sono somiglianze fra tali rasoi e altri presenti nei musei scandinavi.
Nel 300 a.C. pare che a Roma sia stata aperta la prima bottega da barbiere. Fu la prima di tante altre botteghe di “tonsores“, citate da Giovenale come causa di “disturbo della quiete pubblica” per gli schiamazzi e le grida che ne provenivano. I barbieri infatti non si limitavano a fare la barba, ma si improvvisavano dentisti o addirittura si dedicavano ad interventi di piccola chirurgia. Questa confusione è rimasta per circa venti secoli, tanto che in Francia la corporazione dei Barbieri-chirurghi venne sciolta nel 1718 e in Italia agli inizi dell’800.
La leggenda vuole che l’insegna dei barbieri, il cilindro verticale a strisce trasversali che gli anglosassoni chiamano “pole”, volesse proprio simboleggiare il rosso delle arterie, il blu le vene e il bianco le fasciature delle medicazioni.


Nei secoli che seguirono, la forma restò più o meno invariata e simile in tutte le zone dell’Europa. Grosse variazioni naturalmente ci furono riguardo ai materiali, grazie alle continue migliorie e innovazioni di tipo metallurgico e tecnologico. I centri di produzione più importanti divennero Solingen, Sheffield, Toledo, Valencia.
Jean Perret, coltellinaio francese, nel 1770 pubblicò “La Pogonotomia” (dal termine greco pogon, barba, e tomia, tagliare). Le considerazioni del Perret riguardavano il fatto che il pelo della barba, agganciato dalla lama in procinto di tagliarlo, per un momento esce un po’ più del solito dalla pelle.
Se si fosse riusciti a ripassare velocemente il rasoio per tagliare anche questo pezzetto, normalmente meno accessibile, la rasatura sarebbe potuta risultare più duratura. Perret inventò quindi nel 1762 un rasoio affilatissimo, detto “à rabot” (a pialla), che però, nelle mani di barbieri poco abili nel maneggiarlo o poco attenti al fatto che la pelle già rasata risultasse molto più delicata, in breve si guadagnò in Inghilterra l’appellativo di ”taglia-gole” (cut throath). Pur non avendo riscosso troppo successo, si tratta comunque di una innovazione rilevante per la
successiva evoluzione del rasoio.
La notevole abilità raggiunta dagli artigiani, unita all’uso di materiali eccellenti, permisero nel frattempo di ottenere rasoi sempre migliori, sia esteticamente che come perfezione di affilatura, su entrambe le facce delle lame (bilama). Divennero famosi i laboratori di Feinschleiferei”,
in Germania, dove si diceva che i rasoi fossero affilati così bene, da poterli sentir “cantare”, quando venivano adoperati.

Seguendo i concetti di Perret ed elaborando varie sperimentazioni, durante la prima metà dell’Ottocento a Sheffield, in Inghilterra, David Hartiey ebbe l’idea di un rasoio chiamato New frathe-blazed razor, realizzato da un certo Champion, che prevedeva che la lama, tramite due slitte, scorresse perpendicolarmente alla linea di taglio, in una sorta di percorso protetto, che minimizzava il pericolo di tagli sconsiderati.
Nel 1820, il coltellinaio francese Francois Bernard realizzò e commercializzò un rasoio ancora più sicuro, con una specie di fessura, dove andava inserita una lama mobile.
L’inglese William Henson, nel 1847, ebbe invece l’dea di piazzare la lama in posizione perpendicolare rispetto all’impugnatura, realizzando il “rasoio a zappa” (hoe type razor), che ebbe molto successo. Questo sistema divenne in seguito lo spunto per la nascita del Safety razor, il “rasoio di sicurezza“, brevettato nel 1880 dai fratelli Kampfe di New York, produttori del famoso “Star”.
Questi rasoi però utilizzavano lame prodotte con un complicato processo di forgiatura e affilatura e dovevano comunque essere in seguito riaffilate.

Nell’800 si diffusero anche modelli di rasoio detti “a cuneo” e l’uso delle “coramelle” per affilarli.
Una vera e propria rivoluzione nel campo della rasatura ci fu nel 1895, quando King Camp Gillette pensò bene che potesse risultare particolarmente redditizio inventare qualcosa che, dopo un rapido uso, dovesse essere subito riacquistato. Un suo amico, William Painter, aveva inventato il tappo a corona.
Gillette legò il proprio nome ad una invenzione altrettanto rivoluzionaria rispetto al costume. Il nuovo rasoio di Gillette aveva lamette monouso intercambiabili, realizzate in modo che sporgesse dal rasoio solo l’estremità della lama, per una rasatura davvero sicura. Gillette dovette però aspettare fino al 1903 per riuscire a venderne i primi esemplari: 51 rasoi e 168 lamette in un anno, con l’aiuto del socio William Nickerson, (inventore a sua volta della pulsantiera per gli ascensori).
Nel 1914, grazie alla scoperta di due tecnici dipendenti della sua Società Gillette Inc. (Brearly e Sheff-Ad), Gillette realizzò e lanciò sul mercato la lametta in acciaio inossidabile. Le sue lame, ricavate dal taglio di un profilato, risultavano di buona qualità ma contemporaneamente convenienti, sia come costo di produzione che per gli acquirenti finali. Il successo fu enorme.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, l’esercito americano adottò proprio questo tipo di rasoio a lametta, contribuendo al successo e alla diffusione mondiale della Gillette. In Europa l’inserimento dell’acciaio inossidabile come materiale prediletto per la coltelleria e la rasatura
significò grandi miglioramenti come qualità e praticità d’uso.


Fra i rasoi americani dell’epoca, ma meno conosciuti, si ricordano anche i rasoi Collins, del 1914, una sorta di “affettatrici” per barba.
Sempre alla fine dell ’800 si diffuse in America l’uso del rasoio Valet e delle sue imitazioni, con la lama di modello piatto e abbastanza economico, che andava arrotata con l’Autostrop (autoarrotante).
Gli Inglesi nel Novecento possono vantare i Compax, con impugnatura telescopica, inseriti in una scatola affilalame, e i Tedeschi i Tura del 1927, con lame contrapposte.
In Italia, nei primi del Novecento, venivano usati veri gioielli, come i piccoli pieghevoli da viaggio, i rasoi italiani Croce di Malta con lama quadrata, del 1905 e, negli anni ’30, i Multiplex a cinque lame sovrapposte, il modello che si sa fu utilizzato anche da personaggi di spicco come Gabriele D’annunzio, Guglielmo Marconi, Trilussa e Ottorino Respighi.
La storia dei rasoi elettrici comincia invece negli anni ’20, in America. La moda femminile dell’epoca proponeva abiti corti e sbracciati, creando l’esigenza di depilarsi anche per le donne. L’industria rispose con il lancio del primo rasoio elettrico, lo Shick, dal nome del colonnello, pensionato dell’esercito americano, Jacob Schick, che nel 1928 lo brevettò. Il meccanismo era basato su lame che scorrevano al di sotto di una piastra bucherellata, in cui il pelo restava intrappolato.
Successivamente, soprattutto negli anni ’30, anche gli uomini cominciarono ad utilizzare rasoi elettrici come lo Shick o altri di tante altre marche. Per donna si conoscono, del 1935, gli Shermack, a lama tonda.

Nel 1973 il francese Marcel L.Bich lanciò sul mercato un nuovo tipo di rasoio di sicurezza, il “radi e getta“, oggi diffusissimo.
Le innovazioni tecnologiche degli ultimi anni hanno portato a studi sempre più avanzati sia come materiali che come perfezione tecnica. Esistono addirittura modelli avveniristici, ultrapiatti, in tutto simili a una carta di credito, bilama per disabili con cartuccia fissata a un bracciale di gomma, rasoi utilizzabili in situazioni particolari, con lampadina inserita nell’impugnatura
vai
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1928 - L’INVENZIONE DEL RASOIO ELETTRICO


Nell’inverno del 1927 il sig. Jacob Schick, mentre si trovava in Alaska sotto le armi nell’esercito americano, si rese ben presto di quanto fosse diffcile usare il rasoio e le lamette laddove non c’era acqua, se non sottoforma di ghiaccio, e meno che mai sapone.
Così una volta tornato negli Stati Uniti cominciò a lavorare al suo progetto per la realizzazione di un rasoio azionato da un motore elettrico: investì tutto quello che aveva e nel 1928 brevettò il rasoio elettrico basato sul principio dello scorrimento delle lame su una piastra bucherellata.
Il primo anno che fu messo in commercio a ben 25 dollari ne furono venduti solo 3000 esemplari. Ma l’anno successivo grazie ad una buona promozione pubblicitaria riuscì a venderne due milioni di esemplari.
Figuriamoci come lievitò il conto corrente del sig. Schick.

Stessa fortuna ebbe nel 1895 King Camp Gillette che inventò la lametta da barba ed il rasoio di sicurezza. Nel 1903 Gillette vende solo 51 rasoi e 168 lamette, nel 1904 vende 90.884 rasoi e 123.648 lamette: in un primo momento, infatti si afferma l’abitudine di riaffilare le lamette quando non tagliano più, ma questo procedimento entra in disuso a partire dal 1906, con il primo esempio di un prodotto “usa e getta”. Ed anche il conto corrente del sig. Gilette iniziò a lievitare vertiginosamente: basti pensare che nel 1911 si venderanno 35,6 milioni di lamette. La Gilette nel tempo è divenuta una multinazionale e si dedica alla produzione di altri prodotti per la cura del corpo (shampoo, dodoranti, spazzolini da denti, macchine per il caffè, penne biro ed articoli di cancelleria. Nel 1993 è stata inserita dalla rivista “Fortune” tra le prime 100 imprese degli Stati Uniti ed è attualmente la maggiore impresa americana nel settore metallurgico.

Nel 1939 altra rivoluzione: è la Philips a mettere in commercio il primo rasoio elettrico a testine rotanti. Complesso il rapporto del genere umano con la barba nel corso del tempo: solitamente viene considerato un rito per soli uomini, ma c’è da scommettere che anche un altissimo numero di signore (furtivamente per non farlo sapere alle amiche più pettegole) hanno a che fare con la rasatura.
Gli uomini della preistoria si radevano con la conchiglie affilate poi vennero di moda i denti di pescecane: un’operazione decisamente lunga e dolorosa ma che aveva il vantaggio di diradare nel tempo la barba. Molto più tardi si cominciarono ad usare invece le lame di bronzo. I primi rudimentali rasoi vengono inventati nel XII secolo, ma il prototipo in acciaio viene prodotto nel XVII secolo nella città inglese di Sheffield, già famosa per la lavorazione delle lame. Il pelo inoltre nel tempo è stato caricato di simbolismi a tal punto che non poteva lasciare indifferente il potere, tant’è che si è in certi casi si è posto il problema di regolamentare la rasatura. Già tremila anni fa, la religione ebraica vietava il rasoio e imponeva l'uso delle sole forbici per tagliare barba e baffi, mentre nell'antico Egitto, durante i 70


giorni necessari per la mummificazione del Faraone, era vietato radersi: al museo del Louvre (Parigi) è conservato un antichissimo coltellino con punta leggermente ricurva risalente al 3000 avanti Cristo, utilizzato dagli egiziani per radersi. A Sparta, invece, la viltà era punita imponendo al condannato di radersi una sola guancia. Intorno al 1000 avanti Cristo furono invece gli etruschi ad inventare un rasoio a forma lunata che consentiva di seguire meglio i contorni del viso. Nel 333 A.C. Alessandro Magno (che, secondo alcuni storici latini, essendo vanitosissimo si radeva con cura maniacale per mettere in mostra il suo profilo) impose a tutti i suoi soldati di radersi ogni giorno per non offrire agli avversari, durante i combattimenti, una comoda presa. L'esigenza di equipaggiare un intero esercito portò alla nascita di un pratico rasoio che si ripiegava nel manico, molto simile agli odierni rasoi "a mano libera" usati dai barbieri e conosciuto dai Romani come novacula o culter tonsorium." Tosapeli e cavadenti" In molti Paesi dell'Europa

medievale la barba, considerata espressione del demonio, era addirittura punita con il rogo. Nel 300 avanti Cristo aprì a Roma la prima bottega di barbiere; non se ne conosce il nome, ma secondo lo storico Marrone era un siciliano fatto venire dal nobile Publio Licinio Mena.



Da allora le botteghe di tonsores nella "città eterna" sorsero numerose e il poeta Giovenale, in una delle sue innumerevoli lamentele sugli schiamazzi che regnavano nell'Urbe, racconta delle urla che si sollevavano da queste botteghe. I tonsores, infatti, tra una barba e l'altra, cavavano denti, praticavano salassi e interventi chirurgici come l'incisione di ascessi, l'asportazione di emorroidi, la cauterizzazione di ferite e così via. Questa miscellanea di ruoli si protrasse per quasi venti secoli (in Francia la corporazione dei barbieri chirurghi fu sciolta solo nel 1718, mentre in Italia le due categorie rimasero unite fino agli inizi dell'Ottocento), dando origine alla tipica insegna dei barbieri con il cilindro verticale a strisce trasversali colorate: rosso per rappresentare le arterie, blu le vene e bianco le bende con le quali fasciare le parti incise. I baffi vennero imposti dai Normanni ai francesi e agli inglesi: nel 1066 Guglielmo il Conquistatore, sottomessa l'Inghilterra, obbligò i suoi nuovi sudditi a tagliarsi la barba.



Nel diciottesimo secolo lo zar Pietro il Grande di Russia si illuse di sradicare la moda della barba imponendo salatissime tasse, mentre la Rivoluzione Francese mise fuori legge la barba e i capelli incipriati, ritenuti simbolo del vecchio regime monarchico. Dal secolo scorso in poi la barba torna a incorniciare il volto di filosofi e scienziati e diviene poi manifestazione di anticonformismo, un'usanza sopravvissuta fino agli anni della contestazione studentesca.

Da non dimenticare poi gli innumerevoli editti (più di settanta, nella sola Italia rinascimentale) che hanno regolato nei secoli la lunghezza di barba e baffi. Nel 1770 Jean Perret, celebre coltellinaio francese, diede alle stampe "La Pogonotomia" (dal greco pogon, barba e tomé, da témno, tagliare), che si dilunga su una particolarità del taglio della barba. "Il pelo, ancorato dalla lama che sta per tagliarlo, fuoriesce per un attimo dalla pelle", scrive Perret. "Bisogna, quindi, ripassare velocemente il rasoio per tagliare anche questo spuntone, garantendo così una rasatura più duratura. Ma è una operazione che richiede maestria, in quanto la pelle privata delle cellule superficiali risulta estremamente vulnerabile".

Perret ideò per questa operazione un rasoio affilatissimo detto à rabot (che in francese significa "a pialla"), che nelle mani di maldestri barbieri, si meritò ben presto in Inghilterra il temibile appellativo di cut throat (taglia gola). Negli anni venti invece, con l'accorciarsi delle gonne e la moda dei vestiti sbracciati, per venire incontro alle donne che avevano l'esigenza di depilarsi, nacquero i primi rasoi di sicurezza femminili.
fonti - vai





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