Condannato per i commenti al suo blog: nove mesi per “istigazione a delinquere”
E’ il responsabile della pagine Facebook Cartellopoli, che si batte contro il degrado urbano della capitale. E’ la prima sentenza di questo tipo in Italia. “E’ frutto del clima politico italiano, sempre più autoritario nei confronti del web”, dice l’avvocato Sarzana.
IL GESTORE della pagina Facebook Cartellopoli, dedicata alla lotta al degrado urbano di Roma, è stato condannato dal giudice monocratico del Tribunale di Roma a nove mesi di carcere a causa dei commenti altrui. Il motivo? “Istigazione a delinquere e apologia di reato”, su denuncia di una società di affissioni. È la prima sentenza di questo tipo, in Italia: finora i gestori di blog e gli utenti Facebook sono stati condannati solo per reati di diffamazione, anche per commenti fatti da terzi. “E’ una sentenza frutto del clima politico italiano, sempre più autoritario nei confronti del web”, dice Fulvio Sarzana, avvocato difensore del gestore della pagina e tra i massimi esperti di diritto della Rete.
Cartellopoli si definisce “Comitato online contro lo stupro, la svendita e la consegna della città di Roma alla lobby cartellonara”, questione di cui Repubblica si è occupata più volte in questi mesi. Il problema, secondo il Tribunale di Roma, è dato dai commenti postati da terzi, rimasti anonimi. Non solo: sono valsi la condanna anche i contenuti pubblicati in altri siti e poi ripresi sulla pagina. E cioè commenti che invitavano ad agire contro i cartelloni abusivi, ad organizzare iniziative di protesta. Come il blitz di Legambiente, di due anni fa.
Afferma il Giudice nelle motivazioni della sentenza, infatti: “Pacifica essendo la responsabilità esclusiva in capo all’imputato per la gestione del blog (…) e dunque anche per il contenuto dei messaggi in esso pubblicati, è indifferente che si tratti di contenuti riferibili direttamente al T. o ricevuti da altri utenti, essendo stato comunque il primo a curarne l’inserimento e la conseguente divulgazione al pubblico”.
“L’affermazione del T di non controllare il contenuto dei messaggi ricevuti prima di pubblicarli è priva di rilievo ai fini che qui interessano, sia perché formulata in termini assolutamente generici, sia perché la qualità dei contenuti di analogo tenore pubblicati sul blog nel corso del tempo è tale da rendere inverosimile che l’imputato potesse averne ignorato o male interpretato il contenuto”.
Fonte: repubblica.it
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BERLUSCONI CONDANNATO
I giudici della seconda Corte d'Appello di Milano hanno confermato la condanna a 4 anni di reclusione, di cui tre coperti da indulto, per Silvio Berlusconi, accusato di frode fiscale nell'ambito del processo sulla compravendita dei diritti tv Mediaset
I giudici della seconda Corte d'Appello di Milano hanno confermato la condanna a 4 anni di reclusione, di cui tre coperti da indulto, per Silvio Berlusconi, accusato di frode fiscale nell'ambito del processo sulla compravendita dei diritti tv Mediaset. I giudici della Corte d'appello di Milano confermando la sentenza di primo grado ha condannato Silvio Berlusconi a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici.
I giudici della seconda Corte d'Appello di Milano nel confermare la sentenza di primo grado del processo Mediaset hanno assolto il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e altre due persone. Confermata anche la condanna a tre anni di reclusione per il produttore statunitense Frank Agrama. Confermata anche la provvisionale di 10 milioni di euro a favore dell'Agenzia delle Entrate che dovrà versare Silvio Berlusconi in solido con le altre tre persone condannate.
L'ex capo del Governo, imputato di frode fiscale per 7,3 milioni di imposta evasa al netto degli anni coperti da prescrizione, dopo la sentenza di primo grado del 26 ottobre 2012, è stato ritenuto colpevole anche dai giudici di Appello. Con lui condannati gli allora manager di Mediaset Daniele Lorenzano (3 anni e 8 mesi) e Gabriella Galetto (1 anno e 2 mesi) e il produttore statunitense, suo "socio occulto", Frank Agrama (3 anni). In più l'ex presidente del Consiglio si è visto confermare l'interdizione per 5 anni dai pubblici uffici e, tra l'altro, per 3 dagli uffici direttivi delle imprese, una pena accessoria che scatterà casomai la sentenza dovesse diventare definitiva. (ANSA)
I giudici della seconda Corte d'Appello di Milano nel confermare la sentenza di primo grado del processo Mediaset hanno assolto il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e altre due persone. Confermata anche la condanna a tre anni di reclusione per il produttore statunitense Frank Agrama. Confermata anche la provvisionale di 10 milioni di euro a favore dell'Agenzia delle Entrate che dovrà versare Silvio Berlusconi in solido con le altre tre persone condannate.
L'ex capo del Governo, imputato di frode fiscale per 7,3 milioni di imposta evasa al netto degli anni coperti da prescrizione, dopo la sentenza di primo grado del 26 ottobre 2012, è stato ritenuto colpevole anche dai giudici di Appello. Con lui condannati gli allora manager di Mediaset Daniele Lorenzano (3 anni e 8 mesi) e Gabriella Galetto (1 anno e 2 mesi) e il produttore statunitense, suo "socio occulto", Frank Agrama (3 anni). In più l'ex presidente del Consiglio si è visto confermare l'interdizione per 5 anni dai pubblici uffici e, tra l'altro, per 3 dagli uffici direttivi delle imprese, una pena accessoria che scatterà casomai la sentenza dovesse diventare definitiva. (ANSA)
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la domanda è " chi dei 2 passerà davvero più tempo in galera ? "
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intanto la politica .........
la favola della riduzione di stipendio dei politici
Da quanto tempo si parla di riduzione dei costi della casta per eccellenza? Almeno da sei anni, quando uscì il famoso libro di Stella e Rizzo. Le promesse si sono rincorse. Alla fine sembrava che Monti fosse riuscito a mettere mano agli stipendi folli della classe politica. Ma era solo una bufala, nient’altro che una bufala, l’ennesima bufala. Solo che, a forza di ripeterle, le bufale, la gente finisce per crederci davvero.
La realtà è ben altra. Gli stipendi di parlamentari e consiglieri regionali continuano a essere faraonici. Non solo. Invece di diminuire, sono anche aumentati! Gli scandali Lusi, Fiorito, Bossi, Maruccio, ecc. ecc. non hanno spostato le cose di un millimetro. Anzi, no. Le cose sono addirittura peggiorate. Il tutto col consenso del mainstream che, come vuole il Colle, “deve cooperare”.
E allora è probabile che il 90% di chi sta leggendo questo post ancora non sa nulla di quanto di scandaloso è appena avvenuto in Lombardia. Ve lo diciamo noi, chiarendo subito la fonte: Il Sole 24 Ore. Non esattamente il quotidiano dei contadini, degli operai e dei disoccupati rivoluzionari, ma l’organo di Confindustria.
Col decreto Monti, l’indennità lorda dei consiglieri regionali lombardi è passata da 8.531 a 6.600 euro. Una bella sforbiciata allo stipendio, penserete. E invece no. Fatta la legge, trovato immediatamente l’inganno. Come scrive Il Sole 24 Ore, infatti, contestualmente, i cosiddetti rimborsi (ma in verità le spese non vanno effettuate per forza, né documentate) sono passati da 2.341 a 4.500 euro. Soldi rigorosamente al netto visto che, appunto, si tratta di presunti rimborsi. Calcolatrice alla mano, riepiloghiamo: i consiglieri regionali della Lombardia hanno visto l’indennità diminuire di 1.931 lordi. In compenso, i rimborsi sono lievitati di 2.159 euro netti! Per la casta lombarda, il guadagno è di 228 euro. Ma la cifra aumenta ancora se si considera il discorso netto/lordo!
Insomma, l’ennesimo scandalo tutto italiano. L’ennesimo pugno in faccia a quei precari, quei disoccupati, quegli operai che non arrivano a fine mese e che vorrebbero concreti segnali di sobrietà e cambiamento. L’ennesima presa per i fondelli. L’ennesimo gesto scellerato di una casta assetata di denaro che i media ufficiali (salvo Il Sole 24 Ore e qualche altro quotidiano) hanno volontariamente taciuto.
Siccome non bisogna fare qualunquismo, ma segnalare eventuali eccezioni, va chiarito che favorevoli al clamoroso aumento di stipendio (camuffato in rimborso) sono stati Pd, Pdl e Lega Nord, compattissimi, come sempre avviene quando si parla di denaro e privilegi.
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